Secondo Fraccaro, comunque, «ci sono tutti gli ingredienti per partire, non bisogna aspettare altre norme». Per Fraccaro, sollecitato dal presidente degli architetti Giuseppe Cappochin che ha chiesto alcuni miglioramenti, «modificare ancora la norma sarebbe un errore colossale, significherebbe bloccare l'edilizia e ribloccare gli operatori. È meglio un piccolo errore, magari modificabile, se c'è, ma partire. Poi nella pratica concreta giorno dopo giorno vedremo di risolvere i problemi. Non entriamo nell'ottica di credere che se c'è un problema si risolve con una norma». Dal sottosegretario è invece arrivata una apertura sulla possibilità di una proroga del beneficio oltre il termine del dicembre 2021: «Speriamo di prorogare i termini per la scadenza», ha detto. «L'Enea - ha riferito il sottosegretario - sta facendo un grande lavoro per seguire i controlli sul campo». «Io voglio fare i controlli - ha ribadito -. Non voglio che qualcuno speculi su questo».
Gli architetti a ogni modo hanno «dato atto al Governo, ed in particolare al sottosegretario Fraccaro, di aver avuto l'intuizione del superbonus 110% quale strumento in grado di avviare interventi di efficientamento energetico nel settore delle costruzioni, incidendo anche positivamente sul mercato del lavoro dei professionisti».
Capocchin ha detto che «anche altri Paesi, in primis la Spagna, stanno guardando a questa iniziativa con molto interesse anche alla luce degli obiettivi fissati per il 2050. Da qui l'esigenza, che noi riteniamo fondamentale, che il superbonus 110% assuma carattere permanente come sembra anche essere l'orientamento del Governo».
Secondo Cappochin dovrebbe «essere il committente e non l'impresa di costruzioni o l'istituto bancario finanziatore a scegliere il professionista e ciò proprio per permettergli di svolgere la sua funzione di terzietà certificando la validità dell'intervento realizzato. Analogamente, riteniamo che debbano essere gli Ordini professionali territoriali a certificare la congruità delle parcelle dei professionisti procedendo alla loro liquidazione. Solo con la massima trasparenza e con nessuna commistione di ruoli si potrà garantire questo corretto utilizzo. Fondamentale, poi, sia definito un protocollo con i principali enti erogatori relativamente alla necessità di non superare il 10%, eccedente il 100%, il corrispettivo per le loro prestazioni».
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