Direttiva Ue casa, corsa per modificarla: salto di classe più morbido, margini sul divieto di vendita/affitto e bonus strutturali

Direttiva Ue sulla casa, corsa last minute per modificarla: salto di classe più morbido, margini sul divieto di vendita o affitto e bonus strutturali
di Giacomo Andreoli
5 Minuti di Lettura
Martedì 14 Dicembre 2021, 12:08

Manca poco. Tra qualche ora la Commissione europea presenterà la proposta ufficiale di direttiva sul rendimento energetico degli immobili, la cui bozza è stata svelata in anteprima da Il Messaggero lo scorso giovedì, generando polemiche e allarme tra cittadini e imprese. Dopo la levata di scudi di associazioni e partiti politici italiani, ma anche di europarlamentari stranieri, è ora corsa contro il tempo per ammorbidire il più possibile la stretta.

La bozza prevedeva un passaggio forzato alla classe E nel 2027 e alla C nel 2033, ma soprattutto il divieto di vendita o affitto per le case che non allineate nei tempi previsti (che secondo le imprese dell'edilizia significherebbe svalutare da subito il 35% degli immobili in Italia, che secondo Enea è in classe G). L'impianto generale dovrebbe rimanere, anche se sono in discussione diversi cambiamenti: dall'ammorbidimento del salto di classe all'abbassamento delle richieste per i passaggi energetici, passando per aiuti più strutturali per sostenere la trasformazione e un margine agli Stati sul divieto di vendita e affitto.


Direttiva Ue sulla casa, Federproprietà: un golpe
 

Direttiva Ue sulla casa, i cambiamenti last minute

Come spiegano fonti europee al nostro corrispondente da Bruxelles Gabriele Rosana, la versione finale della proposta di direttiva, soggetta comunque a cambiamenti dell'ultim'ora, potrebbe prevedere un passaggio alla classe F entro il 2030 e alla E entro il 2033. Tuttavia la stretta partirebbe prima, dal 2027, per gli edifici pubblici, mentre sarebbero esentati quelli storici, di culto e le abitazioni sotto i 50metri quadri. Anche il tenore del divieto di vendita o affitto potrebbe essere diverso, lasciando "margini agli Stati per ricalibrare i periodi". 

E ancora: dovrebbero esserci indicazioni su bonus e sussidi utili per agevolare la trasformazione. Una sorta di Superbonus strutturale, insomma, con modalità ancora da definire. Il sussidio previsto dal Governo Conte II e confermato dall'esecutivo Draghi, infatti, ad oggi è stato prorogato solo fino al 2023 (per le case unifamiliari e le villette si va verso la proroga al 2022).


Imu, seconda rata entro il 16 dicembre: le esezioni, come si compila il modello F24, chi paga di più e la stangata nelle grande città

I commissari stanno visionando proprio ora il documento da presentare e nel frattempo le associazioni di categoria italiane del settore edilizio sperano in cambiamenti favorevoli. Al momento, infatti, più della metà delle case in vendità sono in classe G. Un discorso simile per Spagna e Grecia, da cui però non c'è stata una vera e propria levata di scudi.

Efficienza energetica, il passaggio dalla classe G alla E

In tutto ci sono 10 classi energetiche: A4, A3, A2, A1, B, C, D, E, F, G. La A4 è la più efficiente, mentre, la G la peggiore. Per passare da quest'ultima alla E si possono fare una serie di interventi utilizzando proprio il bonus messo in piedi dal governo Conte II e confermato dall'esecutivo Draghi. 


Niente vendita o affitto se la casa spreca energia: la direttiva choc della Ue che mina il mercato degli immobili
 

Se si tratta di un edificio unifamiliare autonomo la soluzione che può garantire subito il doppio salto di classe, rispettando anche i requisiti degli interventi trainanti del Superbonus 110%, è l’installazione di un impianto ibrido (con una pompa di calore assieme a una caldaia a condensazione). Non solo: serve anche un impianto fotovoltaico, ma senza necessità di intervenire sull’involucro edilizio. La sola pompa di calore in un edificio in classe G è da valutare: potrebbe garantire il doppio salto di classe, ma nei periodi più freddi il rendimento potrebbe molto basso, facendo lievitare consumi e bollette.

Se invece si ha un appartamento in condominio con impianto di riscaldamento centralizzato, servirà realizzare un cappotto termico su buona parte della superficie, ma anche inserire un impianto ibrido in abbinamento al fotovoltaico. Infine, per gli appartamenti in condominio con riscaldamento autonomo, non si può lavorare sulla centrale termica, così l’unico intervento trainante che si può fare è il cappotto termico su almeno il 25% della superficie disperdente. Ma probabilmente per il doppio salto di classe servirà anche intervenire su un buon numero di impianti autonomi, sostituendoli con nuovi sistemi a condensazione o a pompa di calore.

 

La classe intermedia F

Negli immobili con classe energetica F li impianti di riscaldamento sono obsoleti; gli infissi sono vecchi ed usurati; l’isolamento delle pareti, della copertura e dei solai si rivela del tutto inadeguato. Tuttavia il mantenimento del calore all'interno degli immobili è migliore rispetto al livello G, dove talvolta non c'è nemmeno un vero e proprio sistema di riscaldamento unico.

Come arrivare al grado C

Nelle case con classe energetica C, invece, su tutti i termosifoni sono presenti valvole termostatiche a bassa inerzia con contabilizzazione indiretta del calore. E ancora: è necessaria una caldaia a condensazione, la sostituzione della pompa di circolazione per ridurre le portate e i consumi elettrici e, a seconda dei casi, anche l’isolamento del sottotetto con un isolante termico di qualità.

Mercato immobilare, boom di richieste sul litorale: «Ora a mancare sono le case»

Così si arriva a un indice di prestazione energetica EPgl,ren compreso tra 1,20 e 1,50 kWh/metri quadrati all’anno. A quel punto, poi, se si vuole passare alla classe B "basta" la sostituzione dei serramenti sulla parte esterna dell'abitazione.

Il problema: bonus a termine

Ad oggi per fare i lavori c'è la copertura economica del Superbonus 110%, ma nei prossimi anni il costo degli interventi di efficientamento sarà sostenuto solo parzialmente dallo Stato attraverso i contributi che, gradualmente, caleranno fino al 65% nel 2025. Il divieto di vendita di cui parlava la bozza di direttiva europea, però, non è assoluto. C’è una via per poter vendere o affittare il proprio immobile: impegnarsi a raggiungere la classe energetica indicata dalla direttiva entro tre anni dalla stipula dell’atto di vendita o del contratto di affitto. A meno, come detto, di cambiamenti dell'ultim'ora.

© RIPRODUZIONE RISERVATA