«L'Italia è posizionata malissimo nel digitale, serve un piano»

«L'Italia è posizionata malissimo nel digitale, serve un piano»
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Venerdì 4 Ottobre 2019, 19:15 - Ultimo aggiornamento: 19:47
L'Italia indietro nella digitalizzazione. «Il nostro Paese come rivela l'indice Desi (Indice di digitalizzazione dell'economia e della società) è posizionato malissimo», così Stefania Pompili amministratrice delegata di Sopra Steria Italia, società di consulenza informatica, nell'ambito del convegno EY a Capri. «Nel campo del digitale e dell'innovazione servirebbe un approccio diverso, più organico, puntando ad esempio su un progetto nazionale dell'innovazione. La pubblica amministrazione dovrebbe dotarsi di un piano stabile che non cambi almeno per cinque anni», spiega Pompili. E aggiunge inoltre che occorre una programmazione precisa per gli investimenti «più progettualità e una conoscenza approfondita di quello che è lo stato della digitalizzazione». 

Nel suo intervento evidenzia anche un altro grande tema che è quello della ricerca delle capacità necessarie per lo sviluppo della digitalizzazione. «Bisogna creare competenze utili e intervenire su sistemi educativi che abilitino al digitale e sviluppino senso critico per avere cittadini -e quindi risorse- preparate e consapevoli. Siamo in prima linea per rendere il digitale accessibile e inclusivo, disincentivando la polarizzazione di reddito, genere e territorio», ha sottolineato la numero uno della società.

Sopra Steria è un'azienda che nasce in Francia nel 1968 ed è attiva in Europa nella trasformazione digitale. In Italia è presente dal 2001 e fornisce servizi di vario tipo dalla consulenza alla systems integration. Più precisamente Sopra Steria Italia presenta un organico in espansione che nel 2019 è cresciuto del 25%, il 50% delle risorse è sotto i 35 anni, il 38% del personale è laureato in discipline scientifiche mentre il 30% è composto da donne. Impiega oltre 1000 risorse nella Penisola, sette sedi e ha due centri di eccellenza in Campania. «Noi ogni anno inseriamo tramite stage in azienda 200 giovani, l'87-88% resta», fa sapere Stefania Pompili. 
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