Dieselgate, Volkswagen apre ai risarcimenti

Dieselgate, Volkswagen apre ai risarcimenti
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Giovedì 2 Gennaio 2020, 17:45 - Ultimo aggiornamento: 21:07
Volkswagen apre all'eventualità di una transazione, per chi richiede i risarcimenti a causa del dieselgate: la svolta arriva quattro anni dopo lo scandalo, nell'ambito del processo - un'imponente azione risarcitoria collettiva - che si svolge davanti alla corte di appello di Braunschweig e riguarda circa 440 mila persone, che chiedono i danni al colosso di Wolfsburg. La casa d'auto, finora refrattaria a questa strada, ha improvvisamente comunicato di avere come «obiettivo comune una soluzione pragmatica per i clienti». I colloqui con la potente associazione federale dei
consumatori Vzbz, la controparte, sarebbero però in una fase iniziale, e che alla fine si arrivi effettivamente alla transazione resta da vedere, ha anche sottolineato.

Soddisfatto il numero uno dell'associazione, Klaus Mueller: «L'offerta dei colloqui è un segnale positivo. Anche se non è affatto scontato che si arriverà alla transazione, è un bene che dopo oltre 4 anni dall'esplosione dello scandalo diesel si muova qualcosa». Anche per l'automobilclub ADAC, una transazione avrebbe il
chiaro vantaggio di «accalerare» il procedimento.

L'associazione Vzbz rappresenta gli interessi di migliaia di persone, che denunciano di essersi ritrovate un'auto svalutata (in caso di rivendita) dopo lo scandalo partito dagli Usa nel 2015: bufera che investì il gigante dell'auto tedesca, con effetti pesantissimi anche in Europa e in Germania. Dal cosiddetto dieselgate, in cui poi caddero altre imprese, emerse che Vw utilizzasse un software per manipolare i valori delle emissioni dei NOx e degli altri gas di scarico dei motori diesel. Con danni irreparabili per l'immagine e la credibilità dell'industria dell'auto tedesca.

La disponibilità di Vw a sedersi e discutere dei risarcimenti è una svolta. Alle prime battute del procedimento giudiziario, la company aveva definito infatti la strada di una transazione «non praticabile». E il rifiuto era arrivato, l'ultima volta, nel novembre scorso: «non è affatto immaginabile», si affermò in quest'occasione per bocciare l'eventualità di una transazione.

Era stato invece il giudice Michael Neef a proporre questa via - salutata oggi fra l'altro anche da diversi politici in Germania - come quella più indicata. Se il confronto fra le parti dovesse portare a un esito positivo, i consumatori che rivendicano i risarcimenti potranno decidere se accettare e rinunciare alla via giudiziaria, o andare avanti nel processo. Se più del 70% dei partecipanti alla class action accettasse l'eventuale transazione, il procedimento giudiziario decadrebbe; chi rifiutasse l'accordo dovrebbe a quel punto proseguire individualmente nell'azione legale. Se il 30% rigettasse invece il risultato di una trattativa, si andrebbe a giudizio.

 
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