Detrazioni giù ai redditi alti per finanziare la flat tax. Nessuna modifica per i redditi più bassi

Nella Nadef il riordino delle spese erariali. Le risorse liberate per avviare la flat tax

Detrazioni fiscali, si cambia: più aiuti per i redditi bassi. Novità per le spese familiari in dichiarazione
di Andrea Bassi
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Lunedì 7 Novembre 2022, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 14:54

Il governo riordinerà le spese fiscali. L’intenzione di mettere mano alle detrazioni e alle deduzioni che riducono le tasse, è contenuta nel «Rapporto programmatico sulle spese fiscali» allegato alla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza del governo. «Il riordino delle tax expenditures», si legge nel documento, «può essere compiutamente definito solo all’interno di un più ampio e organico disegno di riforma fiscale». Per questo, aggiunge ancora, «le linee programmatiche per il riordino» saranno «definite in prossimi provvedimenti normativi». Il lavoro tecnico sarebbe già da tempo iniziato. E in parte ereditato dal precedente governo. Già lo scorso anno, la manovra firmata da Mario Draghi, aveva inserito un primo “limite” per buona parte delle detrazioni al 19 per cento. Si tratta, in pratica, degli sconti fiscali per le spese delle assicurazioni sulla vita, per le spese di istruzione, per le badanti, per lo sport dei figli, per l’affitto di una casa per uno studente fuori sede e anche per le spese funebri.

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Il taglio introdotto dal governo Draghi risparmia solo le spese sanitarie e quelle sui mutui per l’acquisto della prima casa. Come funziona il tetto attuale? Dopo i 120 mila euro di reddito, la detrazione viene riconosciuta per un importo inferiore.

Man mano che il reddito sale la detrazione scende, fino ad azzerarsi per i contribuenti che dichiarano più di 240 mila euro. Sul tavolo del governo, secondo alcune indiscrezioni del Sole24Ore non smentite, ci sarebbe l’intenzione di dimezzare queste soglie. Insomma, le detrazioni inizierebbero a diventare più leggere già a partire dai 60 mila euro di reddito, per poi azzerarsi a 120 mila euro. 

Su questa misura, per ora, non ci sarebbe unità di vedute all’interno della maggioranza. Anche perché potrebbe essere letta come un aumento della tassazione su redditi medi. Ma in realtà potrebbe invece essere un modo per finanziare una parte della riforma fiscale indicata da Giorgia Meloni nel suo discorso sulla fiducia alle Camere e al quale sta da tempo lavorando il vice ministro all’Economia Maurizio Leo. Il titolare dello stesso dicastero, Giancarlo Giorgetti (che oggi sarà al suo primo Eurogruppo seguito domani dall’Ecofin), dopo l’approvazione della Nadef, la Nota di aggiornamento del Def, ha spiegato che tutte le risorse disponibili, circa 30 miliardi di euro, saranno utilizzate per fronteggiare il caro bollette. Le altri misure, come quelle sul Fisco, dovranno trovare copertura, aveva spiegato Giorgetti, «al loro interno». E di misure fiscali sul tavolo ce ne sono molte e anche costose. Quella principale è la «flat tax». O meglio, un primo avvio della tassa piatta al 15 per cento. Per le Partite Iva e i professionisti si partirebbe con un rafforzamento. L’intenzione è quella di alzare la soglia di reddito che dà diritto a pagare un’aliquota del 15 per cento. Oggi questa soglia è fissata a 65 mila euro, ma la si vorrebbe portare fino a 85 mila euro. 

IL MECCANISMO

Per i lavoratori dipendenti, invece, il meccanismo sarebbe inverso. La flat tax del 15 per cento non si pagherebbe fino ad una certa soglia di reddito, ma solo su un reddito «aggiuntivo». Se il prossimo anno un lavoratore dipendente dovesse dichiarare più di quanto dichiarato in media negli ultimi tre anni, su reddito aggiuntivo avrebbe diritto ad applicare l’aliquota scontata. Si tratterebbe di un risparmio consistente. 

IL PRINCIPIO

Non si tratta, comunque, delle uniche misure fiscali che il governo ha anticipato di voler introdurre. Ce ne sono anche altre che hanno bisogno di essere finanziate. Come per esempio l’introduzione del principio del «quoziente familiare» nel sistema fiscale italiano. Si tratta di un meccanismo il cui fine ultimi è spingere la natalità. Il reddito non sarebbe più considerato della persona, ma della famiglia. Più figli ci sono in un nucleo, meno tasse si pagherebbero. Un meccanismo che, per esempio, ha funzionato molto bene in Francia. Un primo accenno di questo sistema, sarà presto introdotto per il Superbonus del 110% (che però scenderà al 90%). Il prossimo anno sarà possibile ristrutturale una casa unifamiliare ottenendo la detrazione, solo se il proprietario vive in quella stessa casa e ha un reddito non superiore a 15 mila euro. Ma questa soglia salirà per ogni componente in più della famiglia. 

Sempre in materia fiscale c’è poi, il tema dell’Iva. Meloni ha promesso che quella sui beni di prima necessità sarà ridotta al 5 per cento. Anche qui dovrebbe trattarsi di una misura pro-natalità, perché i primi beni interessati da questa riforma sarebbero il latte e i pannolini per i neonati. Ma anche in questo caso si tratta di misure costose che hanno bisogno di copertura. Copertura che, almeno in parte, potrebbe arrivare proprio dal taglio delle spese fiscali. 

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