Def, UPB: "Validazione positiva quadro ma permane incertezza Covid"

Def, UPB: "Validazione positiva quadro ma permane incertezza Covid"
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Mercoledì 21 Aprile 2021, 11:00
(Teleborsa) - Dopo aver validato lo scorso 31 marzo le previsioni macroeconomiche tendenziali, anche l'esercizio di validazione del quadro macroeconomico programmatico svolto dall'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) si è concluso con esito positivo. Permane tuttavia "l'incertezza sull'evoluzione della pandemia in Italia e all'estero" con "rischi orientati al ribasso nel medio e lungo termine". È quanto ha affermato il presidente dell'Upb, Giuseppe Pisauro, in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

"Le previsioni del Mef e quelle del Panel – ha spiegato Pisauro – sono risultate nel complesso coerenti, pur in presenza di alcuni modesti disallineamenti. La validazione del quadro è stata data sulla base dei seguenti riscontri: il tasso di variazione del PIL reale, a eccezione di un marginale sforamento riscontrato nel 2022, risulta allineato con l'estremo superiore delle previsioni del Panel; la dinamica del PIL nominale, variabile che più direttamente impatta sull'andamento della finanza pubblica, si mantiene in tre anni su quattro in prossimità della mediana del Panel; l'impatto della manovra di finanza pubblica sulla crescita del PIL è simile a quello stimato dall'Upb. Il tasso di crescita del PIL reale quest'anno si colloca al di sotto dei valori mediani del Panel, mentre è nell'intorno dell'estremo superiore nel 2022, configurando quindi un rischio per la previsione del Def".

Anche confrontando il quadro programmatico del Mef con le attese formulate di recente dai principali previsori istituzionali e privati – ha affermato Pisauro – il quadro del Def "risulta accettabile, sebbene ambizioso per i prossimi anni". Lo scenario macroeconomico dell'economia italiana resta, tuttavia, – ha rilevato il presidente dell'Upb – "soggetto a diversi fattori di incertezza in primo luogo ascrivibili all'evoluzione della pandemia in Italia e nel resto del mondo: i rischi sono prevalentemente orientati al ribasso, sia nel breve sia nel medio-lungo termine". Si tratta – ha proseguito Pisauro – di "rilevanti rischi" che "potrebbero ovviamente modificare le tendenze di finanza pubblica, comportando un ulteriore innalzamento dei livelli di deficit e di debito". Anche lievi variazioni del quadro potrebbero, infatti, annullare la strada di discesa del debito sul PIL. Secondo un "esercizio" effettuato dall'Upb, è emersa la sensitività estrema a variazioni anche piccole dello scenario basato su ipotesi solo leggermente alternative. "Abbiamo usato – ha spiegato Pisauro – il quadro macroeconomico dell'Upb che è solo leggermente diverso da quello del governo. Le differenze sul PIL nominale sono ricomprese tra uno e sete decimi punto l'anno. Con questa ipotesi nel 2024 invece che scendere al 152,7, il rapporto debito/PIL scenderebbe al 155,5. Sostanzialmente resteremmo sul livello previsto oggi nel '22. Bastano piccole variazioni nel quadro generale per annullare quasi completamente la prevista lenta discesa del rapporto tra debito e PIL".

Come ha evidenziato Pisauro rimane, inoltre, "da chiarire il legame tra il quadro programmatico di finanza pubblica e i disegni di legge collegati annunciati nel Def che, qualora implichino oneri a carico dei conti pubblici, come sembrerebbe probabile per vari di essi, dovranno essere adeguatamente coperti".

Incertezza vi anche sul fronte della sostenibilità delle finanze pubbliche. "Le misure per assicurare la liquidità delle imprese durante la crisi Covid-19 hanno significativamente aumentato lo stock di garanzie complessivamente concesse dallo Stato. Questo accumulo di garanzie pubbliche – ha avvertito il presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio – può rappresentare un rischio per la sostenibilità delle finanze pubbliche. In caso di escussione della garanzia, le Amministrazioni pubbliche sono infatti tenute al rimborso del capitale residuo oggetto di garanzia. Sarà importante nei prossimi anni monitorare l'andamento di questi importi e soprattutto dei valori delle perdite attese sottostanti le previsioni indicate nel Def, che dovrebbero avere una separata indicazione". Fra il 2019 e il 2020 lo stock complessivo è passato da 85,8 a 215,5 miliardi (dal 4,8 al 13 per cento del PIL) e l'incremento dovuto agli interventi legati alla emergenza sanitaria è stato pari a 117,7 miliardi (7,1 per cento del PIL).

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