Sostegni, arrivano solo 4 miliardi di aiuti nel Def. Scontro sulle tasse per affitti e Btp

Oggi la cabina di regia e poi il Consiglio dei ministri per approvare il documento. Pressing per altro deficit

Sostegni, arrivano solo 4 miliardi di aiuti nel Def. Scontro sulle tasse per affitti e Btp
di Andrea Bassi
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Mercoledì 6 Aprile 2022, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 11:23

Quattro miliardi di euro. Cinque al massimo. La dote che il Def, il documento di economia e finanza, metterà a disposizione del governo per sostenere l’economia sarà decisamente ristretta rispetto alle aspettative. I numeri saranno illustrati dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, nella cabina di regia convocata prima del consiglio dei ministri che dovrà approvare il documento. Un vertice che non si prospetta semplice. Le pressioni dei partiti per alzare la dote sono tante.

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Sostegni, arrivano solo 4 miliardi

A chiedere un nuovo scostamento di bilancio non sono solo, come sempre, la Lega e il Movimento Cinque Stelle.

Anche il Partito democratico spinge perché venga fatto nuovo deficit per alzare l’asticella degli aiuti. Lo ha fatto per bocca del responsabile economico Antonio Misiani. «Lo scostamento non può essere un tabù», ha detto. Il ministro del lavoro, il Dem Andrea Orlando, ha sottolineato come di fronte all’inflazione galoppante il governo «non si può girare dall’altra parte». Draghi e Franco cercheranno in tutti i modi di tenere la barra dritta. Anche perché la frenata dell’economia è evidente. Il deficit tendenziale indicato nel Def scenderà dal 4,7% previsto solo qualche mese fa, al 2,8%. Il deficit, previsto a settembre al 5,6%, potrebbe essere lasciato salire di un paio di decimali, a ridosso del 6%. L’andamento delle entrate fiscali migliori, e l’extra deficit, darebbero al governo uno spazio di manovra di 24-25 miliardi di euro. Ma una ventina di miliardi sono già stati impegnati attraverso il congelamento di una serie di fondi che, adesso, dovranno essere scongelati.


IL PASSAGGIO

Il fatto che Draghi abbia deciso di convocare una cabina di regia prima del consiglio dei ministri, comunque, potrebbe voler dire che qualche margine di trattativa con i partiti c’è ancora per far salire leggermente l’asticella. Il nuovo decreto anti-crisi sarà comunque varato solo dopo Pasqua. E si tratterà di un decreto “selettivo”. I ristori saranno concessi solo ai settori indicati dalla Commissione europea nella sua comunicazione con la quale ha introdotto nuove deroghe agli aiuti di Stato a causa della guerra in Ucraina. Gli aiuti, insomma, riguarderanno soprattutto l’industria siderurgica, le cartiere, la ceramica e gli altri comparti colpiti dal blocco di importazioni ed esportazioni a causa delle sanzioni o del caro energia. Ci saranno aiuti anche per le famiglie più in difficoltà, come ha confermato il sottosegretario all’Economia Maria Cecilia Guerra.

MAGGIORANZA SPACCATA

E mentre il governo prova a mediare con i partiti sul Def, alla Camera la maggioranza continua a spaccarsi sulla riforma del Fisco. Il voto degli emendamenti che avrebbe dovuto iniziare ieri è slittato ad oggi. La discussione si è arenata sulla richiesta di tutto il centro-destra, di votare un emendamento per rendere obbligatorio per il governo il rispetto dei pareri espressi dal Parlamento sui decreti attuativi della riforma. Si tratta di quella che Sestino Giacomoni, capogruppo in Commissione di Forza Italia, ha definito una «clausola di salvaguardia» contro qualsiasi aumento delle tasse. «Il Parlamento», ha spiegato Giacomoni, «deve avere il potere di impedire che qualche manina dei tecnici introduca surrettiziamente aumenti del prelievo fiscale». 
La “clausola” servirebbe come una sorta di assicurazione anti-rincari anche per la riforma del catasto, che il centro-destra considera il peccato originale della delega. Ma anche per impedire che possano esserci aumenti di tassazione sui titoli pubblici e sugli affitti nel passaggio al cosiddetto sistema duale. 


LA SEPARAZIONE

 

Si tratta della separazione netta della tassazione sulle persone da quella sui redditi da capitale. Per le prime ci sarebbe l’Irpef a quattro aliquote appena entrato in vigore. Per i redditi da capitale l’intenzione è introdurre un’aliquota proporzionale unica che potrebbe essere il 23%. Ma a questa aliquota si arriverebbe gradualmente, attraverso un primo step che prevederebbe invece due aliquote, la prima che potrebbe essere inferiore al 15% e la seconda che potrebbe essere inizialmente indicata nel 26%. Ci sarebbero diversi nodi da risolvere. Il primo è la tassazione di Bot e Btp (e dei buoni postali), oggi al 12,5%. Poi c’è la cedolare secca sugli affitti, che oggi ha due aliquote: una al 10% per i canoni concordati e una al 21%. Il rischio è un aumento de prelievo. Se così dovesse essere, ha fatto sapere la Lega, «l’accordo salta». Per evitare una nuova conta e una nuova crisi, il sottosegretario all’Economia Federico Freni starebbe lavorando a un’ipotesi di compromesso. 
 

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