Debiti della Pa, torna l'allarme: l'arretrato risalito a 58 miliardi

Debiti della Pa, torna l'allarme: l'arretrato risalito a 58 miliardi
di Andrea Bassi
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Sabato 21 Agosto 2021, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 14:39

Il debito commerciale della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese ricomincia a crescere. L'arretrato nel 2020 sarebbe aumentato di 4 miliardi di euro, portando il totale del debito pregresso verso i fornitori a 58 miliardi. E anche il peso di questo indebitamento sul Pil sarebbe di nuovo in ascesa. Nel 2020 per la spesa corrente e comprese le anticipazioni, avrebbe raggiunto 3,1 punti di Pil, a fronte del 2,7 per cento del 2019 e del 2,6 per cento del 2018 e 2017. Il dato emerge da un rapporto dell'Ufficio studi di Confartigianato.

E in qualche modo sembra essere in controtendenza rispetto a quanto comunicato dal Ministero dell'Economia soltanto un paio di mesi fa.

Secondo l'analisi dei tecnici del ministero, i pagamenti delle fatture commerciali ricevute dalle Pubblica amministrazione nel 2020 avrebbero confermato i progressivi miglioramenti già evidenziati nei precedenti aggiornamenti.

Alla luce dei dati del sistema informativo della Piattaforma per i crediti commerciali (PCC) rilevati a maggio 2021, le fatture ricevute dalla Pa nel 2020 sono state pari a 27,9 milioni, per un importo totale dovuto di 152,7 miliardi. Le fatture pagate sono state 24,7 milioni, pari a 142,7 miliardi di euro, che corrisponde a circa il 95,9% dell'importo totale. Il tempo medio ponderato occorso per saldare le fatture del 2020, aveva spiegato il ministero, è stato pari a 45 giorni, con un anticipo di 3 giorni rispetto alla scadenza.

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L'ANALISI

Secondo i dati di Confartigianato invece, il problema si anniderebbe soprattutto a livello locale. Il 60,2% dei Comuni, si legge nel rapporto dell'associazione, non rispetta il termine dei 30 giorni per pagare le aziende fornitrici di beni e servizi; il 24,1%, soprattutto nel Sud, impiega oltre due mesi per saldare le fatture. Il limite di legge di 30 giorni viene rispettato da 3.134 Comuni, pari al 39,7% del totale, cui fanno capo 15,4 miliardi di fatture ricevute. Altri 2.849 Comuni, il 36,1% del totale, spiega sempre Confartigianato, pagano tra 31 e 60 giorni; oltre 60 giorni per 1.904 Comuni, il 24,1% del totale.

Il loro numero, a fine 2020, è aumentato rispetto ai 1.440 Comuni con ritardi di pagamento superiori a due mesi rilevati a settembre dello scorso anno. I peggiori pagatori si concentrano nel Mezzogiorno, dove il 44% delle Amministrazioni comunali paga oltre i 60 giorni. Maglia nera alla Calabria, con il maggior numero di Comuni, pari al 67,1% del totale della regione, che salda le fatture dopo due mesi. Seguono Sicilia (60,4% dei Comuni), Molise (52,9%), Campania (51,6%) e Lazio (51,6%).

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La classifica provinciale vede la maggiore presenza di Comuni morosi a Reggio Calabria (con il 76% degli enti comunali che paga oltre i 60 giorni); seguono Messina (75,9%), Ragusa (75%), Crotone (74,1%), Vibo Valentia (68%). «Una situazione», spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato, «finita nel mirino della Commissione europea che ha aperto una procedura d'infrazione nei confronti del nostro Paese per il mancato rispetto della legge del 2013 che impone pagamenti a 30 giorni». Così l'associazione è tornata a chiedere la compensazione diretta e universale tra debiti e crediti della Pa.
 

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