Aumentano le voci all’interno del governo riguardo a un prossimo taglio del cuneo fiscale, così da ridare forza alle buste paga dei lavoratori erose dall’inflazione galoppante. Ne aveva già parlato il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti a inizio giugno. Lo ha appena auspicato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, annunciando la convocazione dei sindacati entro luglio: «Penso che una convocazione sia auspicabile e giusta. Ho detto più volte che serve un intervento sul cuneo fiscale».
La discussione quindi deve ancora iniziare, ma già si rincorrono indiscrezioni sul tipo di intervento che il governo potrebbe mettere in campo.
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CHE COSA È IL CUNEO FISCALE
Il cuneo fiscale misura la differenza tra il costo del lavoro per il datore di lavoro e la corrispondente retribuzione netta del lavoratore. Tale cuneo è la somma di due principali componenti: l’imposta sul reddito delle persone fisiche da un lato e i contributi previdenziali dall’altro. Il dipendente si fa carico dell’imposta e di parte dei contributi previdenziali, il datore di lavoro della restante parte dei contributi previdenziali. Per effetto del cuneo fiscale, in definitiva, la retribuzione lorda è molto più alta dello stipendio netto che va in tasca al lavoratore. Più è la differenza, più è alto in percentuale il cuneo fiscale. Il cuneo fiscale in Italia è i più alti dell’area Ocse (siamo al quinto posto).
LE IPOTESI ALLO STUDIO
Un taglio del cuneo fiscale di 4 punti per gli ultimi quattro mesi del 2021, a favore dei lavoratori che guadagnano fino a 35.000 euro l’anno. Ovvero la stessa platea del bonus di 200 euro. Il taglio avverrebbe con uno sgravio contributivo.
I BENEFICI
Con un taglio di 4 punti del cuneo fiscale, i lavoratori si ritroverebbero in busta paga un salario netto più alto di circa 70 euro.
I TEMPI
Il provvedimento sul taglio del cuneo fiscale potrebbe arrivare nel mese di luglio con un nuovo decreto contro il caro-bollette.
IL COSTO
Il costo per le casse dello Stato di una misura con queste caratteristiche si aggira intorno a 2/2,5 miliardi di euro. Si cercano le coperture necessarie, tra le ipotesi anche la tassa sugli extra profitti delle società energetiche.
IL PIANO B
Nel caso non si dovessero recuperare i fondi necessari, si parla anche di un intervento simile su una platea però più ristretta: lavoratori con redditi fino a 20.000 euro l’anno.
LA CLASSIFICA OCSE
Nel rapporto Ocse “Taxing wages 2022” (riferito all’anno 2021) dedicato al cuneo fiscale, emergono i differenziali esistenti tra i 36 Paesi che fanno parte dell’Organizzazione. In media l’incidenza di oneri e tasse a carico di imprese e lavoratori nei 36 paesi si colloca al 34,6%, ma le differenze sono molto significative: si va dal 7% del Cile a oltre il 52,6% per il Belgio.
L’Italia si colloca tra i top five, e precisamente al quinto posto: nel nostro Paese un lavoratore standard single e senza figli a carico è sottoposto a un cuneo fiscale del 46,5%. La percentuale è composta per il 15,3% di imposte personali sul reddito e per 31,2% di contributi previdenziali che ricadono in parte sul lavoratore (7,2%) e in parte sul datore di lavoro (24,0%). Al primo posto c’è il Belgio con il 52,6%, seguito dalla Germania con il 48,1%, l’Austria con il 47,8% e la Francia con il 47%. La Spagna invece è posizionata molto più in basso nella graduatoria, al 16° posto con il 39,3%.
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