Cuneo fiscale, taglio riducendo l’Irpef: tesoretto da 5 miliardi. Draghi ora accelera

Il premier vuole dare un segnale al M5S per evitare la crisi. Domani vedrà i sindacati. Una dote che può superare 5 miliardi, da usare attraverso il calo delle aliquote

Cuneo fiscale, taglio riducendo l’Irpef: tesoretto da 5 miliardi. Draghi ora accelera
di Luca Cifoni e Francesco Malfetano
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Lunedì 11 Luglio 2022, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 17:04

Una dote di partenza per il taglio del cuneo fiscale che dovrebbe superare i 5 miliardi e l’indicazione di tutelare i lavoratori con reddito relativamente più basso. Alla stesura materiale della legge di Bilancio mancano ancora tre mesi, ma con l’incontro con i sindacati in programma domani il cantiere sarà ufficialmente aperto. E l’aumento delle buste paga, da realizzare attraverso la riduzione delle tasse che gravano sul lavoro, sarà probabilmente l’elemento centrale. Una carta che l’esecutivo ha in mente anche di usare per allentare la tensione con il Movimento 5 stelle imbizzarrito e, in vista della fiducia sul Dl aiuti al Senato giovedì, evitare la crisi di governo. Per il resto a livello politico l’operazione è considerata realizzabile. Per riuscirci però andranno appianate le distanze tra il Pd che chiede un taglio a favore dei lavoratori (con Enrico Letta che ha parlato della necessità di un’operazione «shock») e Lega e Forza Italia che invece puntano a sgravare anche le imprese. Nessuno però pensa ci siano davvero i margini per riuscire a sbrogliare la matassa prima dell’autunno. L’obiettivo quindi, è intavolare la discussione ora per sperare di raggiungere una sintesi da inserire organicamente nelle trattative per la legge di bilancio.

PRIMO ROUND

La vedono diversamente i sindacati e imprese che invece spingono per un taglio al cuneo immediato.

Proprio per questo domani le parti sociali verranno riunite attorno a un tavolo. Un primo round utile a raccogliere le idee e provare a capire se possono combaciare con le prime stime a cui si lavora al Mef. Intanto per quanto riguarda la platea, quantomeno in questa fase iniziale, si proverà a tenere dentro le fasce medio-basse (sotto i 35 mila euro). Se poi le risorse non dovessero consentirlo si ragionerebbe solo sui redditi al di sotto dei 20 mila. Un’operazione ambiziosa per cui, si valuta, possano essere destinati oltre 5 miliardi, ma sempre evitando lo scostamento di bilancio. Salvo complicazioni dovute a tassi di interesse, ipotetiche recessioni in zona Ue e costi dell’energia, sul tavolo italiano di miliardi ce ne sarebbero però almeno una decina. Difficile stabilire la loro ripartizione tra gli interventi a sostegno dei fondi di garanzia per i prestiti alle imprese, la tranche autunnale contro il caro-bollette, il salario minimo e, appunto, il taglio al cuneo fiscale. In ogni caso l’indicazione che trapela da palazzo Chigi resta sempre la stessa, cioè «proteggere il potere d’acquisto delle famiglie».

LA RICHIESTA

Naturalmente ci sono vari modi per perseguire questo obiettivo. Confindustria ad esempio chiede un intervento sui contributi, con un impatto di 16 miliardi. Una riduzione degli oneri sociali in busta paga non è esclusa ma il governo, con l’ultima manovra della legislatura, vorrebbe comunque fare un altro passo in direzione della riduzione delle aliquote Irpef, dopo quello entrato in vigore nel gennaio di quest’anno.
Ma i vari dossier sono collegati tra loro e al tavolo con le parti sociali si parlerà anche di salario minimo. Al momento l’impostazione prevalente resta questa data dal ministro Orlando, che prevede un intervento sui vari settori, collegato ai parametri dei contratti. Su questo punto presumibilmente si potrà trovare in prospettiva una certa convergenza tra sindacati e associazioni imprenditoriali, anche se poi i meccanismi di dettaglio saranno decisivi. Infine l’esecutivo intende spingere anche sulla contrattazione di secondo livello, come ulteriore strumento per aumentare le retribuzioni nette.

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