risparmia più nessun Paese con un boom di contagi in Europa e, dall'altra, la caduta del petrolio dopo il mancato accordo all'Opec+ con l'Arabia Saudita che, sfidando la Russia, ha deciso di aumentare la produzione e di tagliare i prezzi. In difficoltà interi stati come la Nigeria, il Venezuela e l'Iraq, le cui finanze pubbliche sono fortemente dipendenti dai proventi delle vendite petrolifere. Il greggio accusa il peggior crollo dalla guerra del Golfo del 1991. I rendimenti dei titoli di
Stato americani crollano con la fuga ai beni rifugio con le quotazioni dell'oro che salgono a 1.700 dollari l'oncia, ai massimi dal 2012.
Con lo yen che si è rafforzato toccando il massimo dal 2016 è crollata Tokyo (-5,07%). Il Giappone peraltro ha rivisto al ribasso il pil del quarto trimestre mentre il governo e la banca centrale (Boj) sono pronti a intervenire per garantire la stabilità del sistema finanziario. Tra i listini asiatici non è
andata meglio a Seul (-4,19%) con la Corea del Sud che ha passato all'Italia il triste primato del contagiati dall'epidemia alle spalle della Cina. Tonfo anche per Hong Kong (4,23%), Shanghai (-3,01%) e Shenzhen (-3,79%). Panico che non ha risparmiato le Borse europee con flessioni medie in avvio intorno all'8 (a metà giornata (Francoforte -6,4%, Parigi -6,6%, Londra -6%).
La peggiore è Milano con il Ftse Mib (che è arrivato a cedere quasi l'11%) sui minimi da 14 mesi, impallata dalle vendite in avvio con il listino in asta e crolli teorici a doppia cifra. Sul listino che a metà giornata cede il 9,5% a 18.800 punti. Si tratta del peggior ribasso dal tonfo del 12,48%
segnato dal listino milanese il 24 giugno 2016 all'esito del referendum sulla Brexit. Non si salva nessuno con Eni che perde il 16,96%, Saipem il 19,6 e Tenaris (-16,5%) col crollo del greggio che perde oltre il 20%, seguiti dai finanziari mentre lo spread Btp Bund è volato a 210 punti. Unicredit e Azimut cedono oltre il 13%, Banco e Poste il 12%, Atlantia l'11%.
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