Dunque, secondo uno schema ormai abituale da tempo, l’economia del nostro Paese segue a distanza quella del Continente: quando l’Europa corre noi avanziamo più lentamente e quando frena noi rallentiamo di più, fino ad arretrare. Che poi in questa fase i guai vengano soprattutto da fuori è certamente vero. Proprio ieri il Centro Studi Confindustria collegava l’andamento negativo della produzione industriale italiana (-0,6 per cento nel secondo trimestre) con le deboli prospettive del settore manifatturiero tedesco ed in particolare dell’auto, comparto nel quale i legami tra il mondo produttivo italiano e quello tedesco sono particolarmente evidenti. La sofferenza dell’industria si ripercuoterà negativamente su tutto il Pil, che gli economisti di Viale dell’Astronomia vedono in stagnazione nel secondo trimestre e non oltre un modesto +0,1% nell’intero anno. La Banca d’Italia, nel Bollettino economico diffuso a metà mese, parlava di andamento stazionario o in leggero calo nel periodo che va da aprile a giugno, facendo notare come la tendenza negativa dell’industria sarebbe solo in parte compensata dal risultato leggermente positivo di servizi e costruzioni.
Ma i fattori di inquietudine a livello internazionale sono vari e in realtà non riguardano solo l’Europa. Gli Stati Uniti attendono la mossa della Fed, che il presidente Trump vorrebbe ben più decisa di quanto ritenuto opportuno da Jerome Powell. Intanto però non si dissolvono le nubi sul commercio internazionale: lo stesso presidente americano ha lanciato un duro avvertimento alla Cina, sollecitando Pechino a cogliere l’occasione dei contatti in corso in questi giorni. Trump sostiene che le autorità cinesi potrebbero pensare di perdere tempo per attendere le elezioni presidenziali 2020, confidando sull’elezione di un presidente democratico meno ostile.
I MERCATI
A questo quadro si sono poi aggiunti ieri sui mercati borsistici una serie di risultati semestrali negativi, che hanno contribuito a peggiorare il clima: esemplare il caso di Lufthansa, che nel secondo trimestre ha visto l’utile ridotto del 70 per cento a causa dell’aumento dei costi e della pressione competitiva delle compagnie low cost. Utili dimezzati, per restare in Germania, anche per Bayer che a sua volta ha sperimentato un capitombolo in Borsa. Così le piazze finanziarie hanno chiuso con perdite intorno al 2 per cento, con Milano che si è allineata alla tendenza negativa. Particolarmente pesante il titolo di Fca e alcuni bancari.
Per buona parte della giornata la tensione ha coinvolto anche lo spread tra Btp e Bund, che ha superato i 200 punti, arrivando fino a 203 prima di ripiegare a 198 ovvero lo stesso valore di lunedì. I rendimenti sul mercato secondario si sono mossi in modo analogo, mentre sono stati positivi i risultati delle aste in calendario. Il Tesoro ha collocato in tutto 6 miliardi di titoli a 5 e 10 anni, con rendimenti in calo che però si confrontavano con le aste del mese precedente. Se sui mercati finanziari ci sono preoccupazioni specifiche sulla manovra economica per il 2020, queste con tutta probabilità inizieranno a manifestarsi nella seconda metà di agosto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA