Crescita piatta ma l'Italia vuole evitare la manovra

Crescita piatta ma l'Italia vuole evitare la manovra
di Luca Cifoni
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Sabato 6 Aprile 2019, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 20:08

Incremento del Pil tendenziale praticamente nullo, che i decreti crescita e sbloccacantieri potranno solo in piccola misura risollevare. Obiettivi di deficit confermati in termini strutturali nel 2019, mentre il rapporto disavanzo/Pil crescerebbe fino a circa il 2,3 per cento. E poi l'impegnativo piano per il 2020, che sarà solo delineato a grandi linee con alcuni impegni politici. Inizia a prendere forma il Documento di economia e finanza che il Consiglio dei ministri approverà martedì, per poi inviarlo alle Camere e - nella forma di Programma di stabilità - a Bruxelles. Il punto di partenza è naturalmente la presa d'atto di una situazione economica peggiore di quella usata come scenario ancora a dicembre, quando comunque i segnali di deterioramento erano già abbastanza evidenti. Le stime dei principali previsori italiani e internazionali sul nostro Paese sono per quest'anno a ridosso dello zero o anche sotto; il governo ha già trasmesso il quadro tendenziale all'Ufficio parlamentare di bilancio (che dovrà convalidarlo, come quello programmatico) indicando per il 2019 un cauto +0,1%. L'effetto delle misure appena approvata potrà portare questa percentuale un po' più in alto ma non oltre lo 0,3-0,4: come ha ricordato lo stesso ministro Tria, i vari provvedimenti di fatto potranno incidere solo una porzione limitata del 2019, visto che è già trascorso un trimestre e le relative norme devono ancora diventare operative.

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LE CONSEGUENZE
Il peggioramento dell'economia avrà naturalmente conseguenze sui conti pubblici, ma il governo spera di contenerli per quest'anno in termini nominali: minori entrate e maggiori spese rispetto al quadro ipotizzato a dicembre dovrebbero essere compensate dai 2 miliardi di tagli ai ministeri già accantonati ed anche da qualche risparmio su Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Tuttavia il rapporto deficit/Pil aumenterà soprattutto a causa del minor denominatore, con un prodotto nominale penalizzato oltre che dalla mancata crescita anche dalla bassa inflazione: dovrebbe attestarsi al 2,3 per cento invece che al 2 pattuito a dicembre con la Ue. Ma in termini strutturali, ovvero senza contare l'effetto del ciclo economico avverso e le voci una tantum, l'impegno di non peggiorare rispetto al 2018 sarà mantenuto. Anzi secondo il governo ci potrebbe essere anche un leggero miglioramento. Tutto ciò dovrebbe permettere almeno sulla carta di evitare richieste di correzione dalla Commissione europea. Resta però l'incognita del debito pubblico: per ridurre la sua incidenza sul Pil servirebbero quei 18 miliardi di privatizzazioni che sembrano un obiettivo ormai fuori portata.

LE SCELTE
Il Documento di economia e finanza però dovrebbe soprattutto disegnare lo scenario per i prossimi anni. Le scelte di politica economia saranno illustrate in termini generali: l'impegno a disinnescare le clausole Iva, a proseguire lo stimolo all'economia e la spinta agli investimenti ed allo stesso tempo ridurre la pressione fiscale ad esempio con la flat tax riservata ai redditi familiari (che come precisato dal ministro Tria, sarà attuata in autunno nell'ambito di una riforma fiscale). Su questi progetti non ci dovrebbero essere cifre esplicite, anche se l'esecutivo, per guadagnare credibilità, dovrà in qualche modo indicare come intende riprendere a partire dal 2020 il percorso di miglioramento dei conti pubblici.

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