Crac Silicon Valley Bank, ecco cosa è successo negli Usa. Le differenze con l'Europa
e i rischi per i risparmiatori

La corsa agli sportelli in America e le ripercussioni sui nostri mercati

Gli effetti del crac Svb
di Roberta Amoruso
9 Minuti di Lettura
Martedì 14 Marzo 2023, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 14:25

Il crac delle banche regionali Usa, La Silicon Valley Bank, la Signature Bank e la Silvergate Bank, ha scatenato il panico sui mercati, oggi un po’ rientrato, ma anche diffuso timori di contagio tra i risparmiatori anche in Europa. Sono fondati i timori di risparmiatori e depositanti europei? Per capire fino a che punto il rischio contagio al momento non esiste, secondo le Autorità europee, va ricostruito lo tsunami che sta investendo in sistema delle banche regionali americane.

COSA È SUCCESSO IN USA?

La SVB era una delle più grandi banche statunitensi con circa 210 miliardi di asset, che la rendevano il 16° istituto di credito negli Usa.

Nel 2021 SVB ha cavalcato l’onda del successo degli investimenti in start-up, con i depositi a breve che sono passati da 102 a 189 miliardi di dollari. La banca, in cerca di rendimenti, ha deciso di investire 120 miliardi di dollari in un portafoglio di titoli di Stato a lunga scadenza, e Mortgage Bakced Security (91 miliardi in obbligazioni a tasso fisso, ossia ossia strumenti finanziari che utilizzano i mutui come collaterale). Ha quindi deciso di investire la maggior parte dei propri asset in attività finanziarie e security rispetto al business tradizionale degli operatori bancari, che è quello dell’operazione dei prestiti.

 

QUAL È STATO L’AZZARDO DI SVB?

Ma il punto, spiegano gli economisti di Moneyfarm, è che SVB ha portato all’estremo il rapporto tra prestiti e security acquistate ben oltre la media dell’industria bancaria americana (il tier 1 capital ratio è inferiore al 2%). Non solo. Quando dei titoli a reddito fisso vengono tenuti fino a scadenza il loro valore nominale non viene intaccato da fattori come l’oscillazione dei tassi. Ma se una banca va in crisi di liquidità, come successo a SVB e si trova costretta a vendere, allora il valore virtuale di questi asset può essere immediatamente degradato, con il rischio di scatenare un crac di queste dimensioni. Questa scelta che ha esposto la SVB a forti perdite, vista la politica aggressiva messa in campo dalla Fed, che ha fatto calare il valore delle obbligazioni, causando di fatto perdite per diverse miliardi di dollari alla banca.

PERCHÉ É SCATTATA LA CORSA AGLI SPORTELLI SVB?

A inizio marzo la SVB ha annunciato una perdita di 1,8 miliardi di dollari e ha deciso di condurre un aumento di capitale per 2,25 miliardi per cercare di sostenere il bilancio. L’operazione non ha avuto successo e l’effetto è stato un vero e proprio tsunami tra gli investitori e i depositanti, che hanno reagito con una vera e propria corsa agli sportelli. Questa ha determinato prelievi per 42 miliardi nella prima parte della giornata del 9 marzo 2023, portando la banca ad avere un saldo di cassa negativo per circa 958 milioni di dollari alla chiusura dei mercati. A poco sono serviti i tentativi di salvataggio, visto che la SVB è diventata insolvente. Dopo la Silicon Valley Bank ci sono stati altri due fallimenti: la Signature Bank e la Silvergate Bank, più piccola ma nota per i suoi stretti legami con la comunità delle criptovalute. E ora si teme per tutto il settore delle banche regionali americane. A tremare in Borsa sono anche istituti come First Republic, Pacwest Bancorp, Western Alliance e Charles Schwab. Intanto il presidente americano Joe Biden ha rassicurato i depositanti americani che non perderanno nulla. E non ci saranno ricadute sui contribuenti Usa. Altra cosa sono gli obbligazionisti e gli azionista per i quali non c’è rete di protezione.

COSA C’ENTRA IL CRAC USA CON LE SCELTE DELLA FED?

Sotto accusa è l’aggressività utilizzata nell’ultimo anno dalle banche centrali in Usa, ma anche in Europa, nell’alzare i tassi di interesse con l’obiettivo di combattere l’impennata dell’inflazione. A spiegare bene l’equilibrio complesso degli istituti bancari, è il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, che punta il dito su «un lassismo» regolatorio che può essere molto rischioso, ma è anche pienamente d’accordo con chi continua a chiedere prudenza nell’aumento dei tassi: «Le manovre sui tassi siano operate con prudenza.

PERCHÉ SERVE CAUTELA SUI TASSI DA PARTE DELLE BANCHE CENTRALI?

Il problema»; dice Patuelli, «è avere per tutto l’Occidente regole identiche e non norme diverse che favoriscono qualcuno ma non impediscono la crescita delle difficoltà. Chiediamo che le regole sulle due sponde dell’Atlantico siano applicate in maniera identica». Quali sono gli effetti dei rialzi dei tassi sugli istituti di credito? «Quando le banche centrali alzano i tassi di interesse», spiega Patuelli, «per gli istituti di credito non è una festa generalizzata. I vantaggi si vedono subito e sono l’aumento dei ricavi, ma gli svantaggi si vedono solo più tardi: la crescita del costo della raccolta e le minusvalenze appunto sui portafogli titoli e le crisi di imprese che si traducono in insolvenze e sofferenze». Questo in generale, ma nel caso delle banche Usa, dicono gli analisti, è stato l’impiego azzardato della raccolta, consentitolo dalle regole americane, e la mancanza di diversificazione a creare il corto circuito.

QUALI SONO ora I RISCHI IN EUROPA?

Uno a uno le autorità di vigilanza, i banchieri e i governi europei si sono affrettati a prendere le distanze dal caso americano. Non solo perché il dna delle banche commerciali europee e molto diverso da quello degli istituti americani, ma soprattutto perché dietro i crac americani c’è l’ombra della deregulation decisa Oltreoceano negli ultimi 15 anni. L’amministrazione Trump ha in particolare allentato la vigilanza sulle banche con attivi inferiori ai 250 miliardi di dollari come Svb, creando il pericolo di un contagio finanziario. La Svb Questa banca era stata esonerata da rispettare i requisiti di liquidità, era stata anche promossa da società di consulenza come la Kpmg. Nè la vigilanza o le agenzie di rating avevano fatto emergere una situazione di squilibrio già evidenze, per le minusvalenze potenziali degli asset in portafoglio, già a fine 2022.

Crac Svb, i clienti radunati fuori dalla sede di Santa Clara

QUALI SONO LE DIFFERENZE CON LE REGOLE BANCARIE UE?

In Europa ci sono regole stringenti su capitale e patrimonio, anche troppo stringenti secondo il sistema bancario, che non permetterebbero un caso Svb. Questo non basta però a proteggere le banche europee da i timori e dalle reazioni emotive che arrivano nel Vecchio continente per colpa di regole “leggere” scelte negli Stati Uniti.

QUALI SONO GLI EFFETTI SUI RISPARMIATORI UE?

Il crac Usa ha avuto un impatto drammatico sui mercati finanziari. Le banche di tutto il mondo, comprese alcune delle più grandi e meglio capitalizzate e patrimonializzate, sono state colpite dalle vendite. Gli spread di credito si sono ampliati, soprattutto negli Stati Uniti. I mercati hanno nuovamente iniziato a prevedere un cambio di rotta da parte della Federal Reserve. In questo senso, chi ha in portafoglio titoli finanziari europei è stato già coinvolto nello tsunami.

LE CONSEGUENZE SULLE AZIONI?

Ma non è il caso di farsi prendere dal panico. Incertezza e speculazione sono sempre cattive consigliere, dicono gli esperti di mercato che confidano nel monitoraggio e nelle rassicurazioni arrivate dalle autorità europee. La regola aurea è non agire sull’onda dell’emotività e guardare sempre al lungo periodo. Vendere oggi, azioni, obbligazioni o fondi, significa mettere in bilancio perdite che possono essere recuperate facilmente una volta chiarito il quadro complessivo. È bene ricordare che il comparto bancario ha guadagnato in Europa qualcosa come il 20% in Borsa, e se per molti può essere stata l’occasione per prendere beneficio dei guadagni, non è il caso di vendere sull’onda dell’emotività.

ANCHE LE BANCHE EUROPEE HANNO BOND IN PORTAFOGLIO?

Anche i bond nei portafogli delle banche europee non devono far temere. Come negli Stati Uniti, spiegano da Ubs, anche le banche europee possiedono portafogli di titoli con non realizzati perdite dovute all’aumento dei rendimenti obbligazionari. Tuttavia, «l’esposizione alle perdite mark-to-market sembra essere molto inferiore». Inoltre, «i titoli designati come disponibili per la vendita sono inoltre regolarmente valutati sul mercato rispetto ai requisiti patrimoniali regolamentari in Europa. E Goldman Sachs stima le perdite non realizzate sui titoli in attesa di scadenza a 1 miliardo di euro in media, pari a circa 30 punti base di sconto il coefficiente di capitale primario di classe 1 medio europeo stimato per quest’anno. Ma attenzione, «anche questo diventa un problema solo se sono costretti a vendere prima della scadenza. E la buona notizia è che le banche europee generalmente hanno una maggiore diversificazione di deposito rispetto ad alcuni degli Stati Uniti più concentrati sulla tecnologia banche».

COSA STA SUCCEDENDO SUI BOND?

Il crac Usa ha invece spinto il valore di bond e titoli di Stato. La spiegazione è nelle nuove aspettative di una frenata nella marcia di rialzo dei tassi della Fed. è molto probabile che la Banca centrale Usa si prenda una fase di riflessione nella riunione del 22 marzo, oppure limiti l’aumento allo 0,25%. Soltanto pochi giorni fa era dato per scontato un altro rialzo da 50 punti base. Quando alle mosse della Bce, il mercato è diviso. Ma molti pensano che Francoforte non cambierà la rotta già decisa tra rialzo di 50 punti base e stop agli acquisti di titoli governativi.

CI SONO RISCHI PER I DEPOSITI EUROPEI?

Ancora meno devono essere le preoccupazioni per i depositi in banche europee. L’Eurogruppo è tornato a dire che non c’è alcuna interconnessione tra le banche americane coinvolte dal crac e il sistema bancario europeo. Questo, insieme al monitoraggio avviato anche in Europa dalle autorità di vigilanza e alle rassicurazioni arrivate dalle banche anche in Italia, devono escludere effetti a catena. In ogni caso è da ricordare che il Fondo di garanzia dei depositi blinda i risparmi fino a 100.000 euro.

IL CASO USA PUÒ AVERE EFFETTI ANCHE INDIRETTO SULL’ERUOPA?

I gestori di Moneyfarm sono convinti che non ci sia un rischio sistemico per gli Usa. E se questo è vero, è difficile immaginare anche un effetto, seppure indiretto, in Europa. Quattro motivi che sembrano escludere una crisi sistemica americana.

1. La Silicon Valley Bank è un istituto che opera in un contesto particolare e l’analisi del libro degli asset rivela una scarsa diversificazione, oltre che pratiche di bilancio e di gestione del rischio discutibili. Pertanto, non pensiamo che essa possa rappresentare il sintomo di una problematica più generalizzata all’interno del sistema bancario.

2. Il secondo motivo è che la crisi di fiducia è maturata in un contesto particolare, all’interno del quale la SVB operava (relativamente pochi clienti con conti piuttosto alti). «Crediamo che le contromisure messe in piedi dal Regolatore dovrebbero rivelarsi sufficienti a calmare la situazione», dicono i gestori.

3. Inoltre, «riteniamo che il rischio di contagio attraverso il canale interbancario di questa crisi sia ridotto».

4. Infine, concludono gli esperti: «Crediamo che la reazione negativa molto forte, soprattutto in Europa, vada letta nel contesto dei risultati molto positivi che il settore ha avuto negli ultimi due mesi, e molti investitori si stanno muovendo in un’ottica di prese di profitto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA