La seconda ondata della pandemia preoccupa i risparmiatori italiani meno rispetto alla prima di marzo. I timori principali restano volatilità, instabilità politica e guerra tecnologica tra Cina e Usa, mentre per il 2021 le asset class considerate più promettenti sono le azioni, soprattutto dei settori farmaceutico e assistenza sanitaria e tecnologico. E' quanto emerga da un sondaggio condotto su oltre 700 investitori retail da Investing.com, sito web specializzato in informazioni finanziarie.
Secondo l’83,4% degli intervistati la pandemia ha influenzato l’approccio agli investimenti. Tuttavia nel corso dell’anno il sentiment degli investitori è decisamente cambiato: è stata infatti la prima ondata, a marzo, a destare le maggiori preoccupazioni (73,6%), mentre solo il 26,4% mostra elevati timori per questa seconda fase dell’epidemia. Rispetto alla prima ondata, inoltre, la maggioranza del campione dichiara di avere assunto un’attitudine più rialzista (52%), contro un 11% di investitori più ribassisti, mentre il 37% ritiene che il suo approccio sia rimasto sostanzialmente invariato.
Se si analizzano le ragioni alla base di queste preoccupazioni, troviamo in primis l’aumento della volatilità di mercato (55,0%), seguita dall’instabilità politica del Paese (17,3%) e dalla guerra tecnologica tra Usa e Cina (11,5%), che secondo analisti ed esperti è destinata a prendere il posto della “guerra dei dazi” nel contesto post elettorale Usa. Destano meno ansie invece un possibile venir meno del sostegno delle banche centrali (solo il 6%) e l’impatto atteso della politica della Fed in materia di inflazione dopo la svolta di Jackson Hole (5%).
A fronte di questo scenario, il sondaggio di Investing.com ha esaminato dove pensano di investire gli italiani nel 2021 e quali asset class sembrano offrire le migliori prospettive agli occhi dei risparmiatori.
Se consideriamo le singole classi di attivo, le preferenze degli intervistati si concentrano sui settori azionari messi in luce dalla pandemia, ovvero pharma/healthcare (29,3%) e tecnologici (oltre il 24,3%), seguiti dal comparto energy/utility con il 19,9%. Nel reddito fisso, invece, le preferenze vanno a obbligazioni emergenti (27,5%), green bond (22,3%) e obbligazioni societarie (15,2%), mentre i titoli di Stato ottengono il quarto posto con il 14,8%. Tra i titoli di stato europei, gli italiani confermano la preferenza per le emissioni del Belpaese (47,7%) rispetto a quelle tedesche (33,6%), mentre la Francia è terza con solo il 3,55% dei consensi.
Infine, uno sguardo a come ha impattato la pandemia sull’universo Esg. Il quadro che emerge dal sondaggio è abbastanza contrastante. Se infatti complessivamente la maggioranza degli intervistati dice di essere stato influenzato dalla crisi Covid-19 nell’approccio agli investimenti sostenibili (circa il 55%, con un picco del 16% che ritiene di esserne stato addirittura “molto influenzato”), per contro il 45% rileva un impatto scarso o nullo sulle proprie scelte di investimento.