Stando ai dati soltanto il 12% del campione intervistato ha completamente stravolto il proprio business, mentre quasi la metà ha operato durante i mesi scorsi continui aggiustamenti mirati e graduali, possibili grazie ad una struttura aziendale snella e già proiettata al futuro.
Complessivamente la metà delle start-up (51%) afferma di essere uscita positivamente dalla crisi, contro il solo il 39% delle imprese tradizionali. Ma c'è chi va oltre: il 15% delle start-up italiane hanno, infatti, tradotto l'emergenza in nuove opportunità registrando, di fatto, un incremento di fatturato. Tra queste spiccano le realtà più giovani e quelle appartenenti al comparto dell'ICT, endemicamente più flessibile di fronte a scenari imprevisti e processi da riscrivere.
Gli startupper mostrano anche di avere una chiara visione di cosa li aspetterà in questo 2021 e di come sia possibile uscire dalla crisi. Questo il dato che – sottolinea MPS – vede la maggior distanza tra imprenditori tradizionali e founder di start-up. Se infatti solo il 27% delle imprese crede in una ripresa nel breve termine, per 8 start-up su 10 la situazione del proprio business è destinata a migliorare già quest'anno.
I tre quarti delle start-up sentono il bisogno di servizi bancari dedicati e, in generale, c'è un ampio ricorso alla consulenza su aspetti di natura fiscale e legale, così come la necessità di interfacciarsi con enti governativi, regioni, associazioni di categoria e incubatori d'impresa.
In termini di servizio emergono il bisogno di networking, per ampliare il raggio del proprio business e stringere alleanze al fine di espandere i servizi offerti. Importante, inoltre, individuare figure di consulenza specializzate e specifiche per le varie fasi che accompagnano una start-up: dalla ricerca dei giusti bandi alla razionalizzazione delle risorse e il perfezionamento di un business plan, e la necessità di ampliare i propri orizzonti per spingersi verso l'internazionalizzazione. Emerge anche il bisogno per le figure chiave di queste aziende di formarsi su temi specifici: marketing, networking, digitalizzazione dei processi e dell'offerta e sviluppo del prodotto sono tematiche che interessano trasversalmente tutte le tipologie di start-up e per le quali è forte il bisogno di individuare un supporto formativo valido ed efficace, per almeno 1/3 del campione preso in esame.
Sul fronte dei contest dedicati, se è vero che circa la metà delle start-up ha partecipato e ritiene efficace il meccanismo del contest, di contro alcuni aspetti chiamano ad una riflessione: troppo spesso i contest – evidenzia la nota – sono dedicati ai soli mondi del digital e dei servizi, con premi che risultano sproporzionati rispetto all'impegno profuso per vincere il contest. Inoltre, dopo il contest, le start-up partecipanti, anche se non vincitrici del contest, si aspettano un maggior seguimento e la possibilità di fare rete con altre start-up e potenziali aziende interessate al loro business.
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