Severino, vicepresidente della Luiss: «Così l'emergenza Covid può diventare un'opportunità»

Severino, vicepresidente della Luiss: «Così l'emergenza Covid può diventare un'opportunità»
di Roberta Amoruso
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Martedì 10 Novembre 2020, 07:03 - Ultimo aggiornamento: 15:29

Professoressa Paola Severino, vice presidente Luiss, non deve essere facile aprire un anno accademico in piena pandemia con le porte semichiuse di una università simbolo della spinta verso il futuro.
«Nella nostra Aula Magna, che in queste occasioni ospita fino a 1.600 persone, era presente il solo vertice dell'Università. Il silenzio e il vuoto davano il senso di lontananza cui questa pandemia ci ha purtroppo abituati. Ma, questa è la cosa straordinaria, erano collegate 16.000 persone da remoto. Anche dall'estero. Così, ho ripensato all'articolo in cui Alessandro D'Avenia sosteneva che siamo presenti quando spirito e corpo sono uniti e riflettevo sul modo in cui oggi siamo riusciti a superare la distanza fisica, avvicinando gli spiriti al di là dei corpi, con la comune prospettiva che tutti noi abbiamo condiviso. Una prospettiva fatta di voglia di riprendere le fila del nostro futuro e del futuro dei nostri giovani, di costruire per loro un percorso di formazione e crescita, per recuperare un anno sospeso, trasformandolo in un anno che ci avrà insegnato a reagire, a innovare, a sperimentare».

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Sempre con lo sguardo all'internazionalizzazione.
«La presenza di Funmi Olonisakin, vice presidente del King's College di Londra, ne è la prova.

L'ho incontrata anni fa quando fu avviato il percorso di internazionalizzazione che ha portato a numerosi ed importanti accordi di collaborazione e scambio con quella prestigiosa Università. Oggi la Luiss conta 129 docenti di 13 diverse nazionalità, 46 visiting professor, 20 professori italiani richiamati da prestigiose università internazionali, circa 3000 ammissioni di studenti internazionali. Un risultato coronato dalla presenza del 5% di studenti provenienti dall'estero per iscriversi ai corsi interdisciplinari, che mettono insieme cybersecurity ed etica, innovazione e regolamentazione, analisi dei dati e modelli economici, per citare qualche esempio».


Com'è cambiata la prospettiva rispetto a un mondo che non sarà mai più come prima?
«Dalla tragedia del Covid stanno germogliando nuove idee. Il presidente Boccia ha sottolineato che l'incertezza sarà stimolo per il futuro e che questa emergenza dovrà spingerci a esplorare nuove strade e andare lì dove saperi e competenze si intersecano. In questo percorso potrà succedere di fallire, ma l'unico vero fallimento è rinunciare a provarci, per usare le parole del presidente Bonomi, che nel suo saluto agli studenti ha ricordato come Google esista perché esiste Stanford, sottolineando così il legame fondamentale tra università, innovazione e impresa. E proprio in questo contesto, la didattica a distanza, che molto sottrae, ci ha permesso di sperimentare nuove piattaforme digitali e ampliare la platea dei destinatari dei percorsi educativi, consentendo loro di interagire e con i docenti e colmando distanze anche sociali. 1.863.524 connessioni, 19.000 lezioni online, 2770 esami a distanza sono i numeri, imponenti, citati dal direttore generale Lo Storto, sottolineando il ruolo di ascensore sociale che di fatto abbiamo riattivato in Luiss aprendo l'alta formazione a chi ha meno possibilità, attraverso l'assegnazione di nuove borse di studio».


Cosa vuol dire spingere sull'intersezione dei saperi?
«La diffusione delle tecnologie digitali, l'emergere di nuove necessità, da ultimo la grave crisi pandemica stanno trasformando le abitudini, e soprattutto il lavoro. Questo richiede una capacità di adattamento di gran lunga superiore a quella sperimentata in passato, che impone a ciascuno di rimettere in discussione le proprie competenze, abbandonare metodi e strumenti noti per andare verso nuovi saperi e conoscenze».


Una bella sfida.
«Lo è per tutti noi, che dobbiamo apprestare alle nuove generazioni tutti gli strumenti per farvi fronte. In questo la contaminazione di idee, richiamata dal Presidente Conte, la trasversalità della formazione, il ruolo delle humanities, affiancati dalla necessaria specializzazione, saranno cruciali. Come determinante sarà l'impegno confermato dal Presidente del Consiglio a riservare attenzione primaria agli investimenti per la formazione e ricerca, anche grazie al Recovery Fund».


Che significa innovare la didattica attraverso l'approccio enquiry based citato dal rettore Andrea Prencipe?
«Significa affrontare un futuro incerto imparando a fare domande che possano aprirsi a risposte concrete».


Siamo però lontani dal patto sociale richiamato da Funmi Olonisakin, non è così?
«Se la conoscenza è la base della tenuta della democrazia, l'università e la scuola, sono il principale mezzo di promozione sociale. Un azzeratore di disuguaglianze, in quanto creatore di opportunità. E questo è fondamentale per restituire fiducia nel futuro, essenziale per portarci fuori da questa crisi».

La Luiss da sempre crede nella connessione tra ricerca e lavoro. Cosa c'è da fare in più?
«La relazione con il mondo dell'economia e delle istituzioni va continuamente rafforzata, così come i nostri programmi e corsi di studio vanno sempre adattati per favorire la migliore risposta alle esigenze del lavoro. Per questo sperimentiamo percorsi sempre nuovi. 42 Roma Luiss fa parte di questa filosofia: per contribuire alla trasformazione tecnologica delle imprese e della pubblica amministrazione occorre costruire nuove figure di esperti nel digitale che vengano selezionati attraverso metodi innovativi basati sulla capacità di risolvere i problemi».

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