Mancano due decreti su tre: aiuti Covid fermi ai ministeri

Mancano due decreti su tre: aiuti Covid fermi ai ministeri
di Francesco Bisozzi e Luca Cifoni
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Mercoledì 14 Ottobre 2020, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 12:14

 Più di duecento provvedimenti attuativi ancora da scrivere per rendere operative tutte le misure contenute nei decreti anti-Covid, dal Cura Italia al decreto Agosto. Le risorse stanziate dal governo per combattere l’emergenza, ma ancora ferme per via dei ritardi che si registrano sul fronte della pubblicazione dei decreti di secondo livello, ammontano a diversi miliardi. Il Cura Italia, approvato a marzo, necessita di 34 provvedimenti, di cui ne sono stati approvati finora 24. Al decreto Rilancio ne servono molti di più, 137, di cui stando agli ultimi dati elaborati da Openpolis, la fondazione che si occupa di trasparenza nella Pubblica amministrazione, 52 hanno ottenuto il via libera, 11 in più rispetto a settembre.

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Altra tegola: il decreto Agosto, dopo il passaggio alle Camere, ha visto i decreti attuativi passare da 37 (al 12 ottobre ne risultava autorizzato uno soltanto) a circa il triplo.

Occhio anche al decreto Semplificazioni (38 decreti attuativi ancora da cuocere) e al decreto Liquidità (necessari 8 provvedimenti di cui ancora non vi è traccia). Nel complesso (pur considerando che la conversione del decreto Agosto si è appena conclusa e dunque oggettivamente c’è stato poco tempo) parliamo di oltre 300 provvedimenti da varare, di cui finora meno di un terzo (77) è stato emanato. Dei decreti attuativi, provvedimenti necessari per completare gli effetti delle norme che regolano il Paese, si occupano soprattutto i ministeri.


LE SCADENZE
Alcuni di questi provvedimenti hanno una scadenza da rispettare e che spesso non viene rispettata, mentre altri non hanno un termine entro il quale devono vedere la luce. Al 30 luglio, data a cui è aggiornato l’ultimo monitoraggio dell’Ufficio per il programma di governo, i provvedimenti relativi al Cura Italia ancora non emanati e già scaduti erano 4, per quanto riguarda il decreto Rilancio risultavano invece fuori tempo massimo a quella data ben 17 decreti attuativi. Solo un terzo dei provvedimenti richiesti dal Dl Semplificazioni e dal Dl Liquidità non ha una data di scadenza. Ma dove si concentrano i ritardi? Sempre Openpolis calcola che il ministero dell’Economia deve finire di preparare una ventina di provvedimenti per l’attuazione delle norme previste in materia di emergenza epidemiologica, quello delle Infrastrutture più di 30, circa quindici quello dello Sviluppo economico, altrettanti il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, una decina quello dell’Interno.

La fondazione indica una serie di decreti in ritardo che in effetti sul sito dell’Ufficio per il programma di governo a oggi non risultano adottati: si va da quello per la definizione dei criteri e delle modalità per l’erogazione dei contributi a fondo perduto alle imprese del settore ricreativo e dell’intrattenimento a quello per la ripartizione del fondo per i Comuni particolarmente danneggiati dall’emergenza sanitaria da Covid-19 in capo al Viminale, a quello del Mipaaf su criteri, modalità e ammontare del contributo da erogare per la filiera della ristorazione, a quello del Mit per l’approvazione di linee guida per l’attività di indagine sullo stato di conservazione delle gallerie lungo statali e autostrade gestite da Anas. Entro al massimo 45 giorni dovrà essere pubblicato invece il decreto attuativo per attivare il piano di cashback a sostegno di consumi e pagamenti elettronici.


IL RITARDO
Il ritardo con cui viaggiano i decreti attuativi blocca le risorse che il governo ha deciso di mettere in pista per combattere l’emergenza innescata dal Covid-19, ma va detto che solo una parte degli stanziamenti previsti dai decreti presi in esame necessita di provvedimenti di secondo livello affinché le erogazioni possano prendere il largo. L’Ufficio per il programma di governo prende a esempio il decreto Cura Italia e spiega che l’83 per cento delle somme stanziate per il 2020 dal Cura Italia dipende da norme autoapplicative, mentre il 17 per cento degli stanziamenti (circa 4 miliardi di euro) richiede un provvedimento attuativo: al 30 luglio i decreti ministeriali non pervenuti tenevano fermi in questo caso quasi 1,2 miliardi di euro.
 

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