L'indice Ftse Mib alla fine ha chiuso in calo dell'1,27%, andando meglio delle altre piazze europee, complice il fatto che Consob da oggi e per i prossimi tre mesi ha vietato le vendite allo scoperto su tutti i titoli.
Lo spread, che in mattinata era salito al massimo di 330 punti, livello che non vedeva da ben sette anni, ha chiuso a 267 punti, in ribasso dai 279 di ieri. A mandare sulle montagne russe il differenziale tra Btp e Bund a dieci anni sono state le indiscrezioni su un possibile intervento del fondo salvastati, oltre che sulle ipotesi di ulteriori misure da parte della Bce, che proprio oggi è scesa in campo sui titoli di stato del nostro Paese attraverso la Banca d'Italia.
Il bilancio sulle altre Borse europee è stato in profondo rosso con Parigi che ha guidato i ribassi segnando un -5,8%. Del resto i contagi per il coronavirus stanno esplodendo in Francia.
A Piazza Affari sono andate bene una manciata di blue chips, che hanno beneficiato della chiusura di posizioni corte, ormai vietate dalla Consob, e di qualche acquisto selettivo. Così sono scattate al rialzo le Campari (+10,6%) e le Pirelli (+7,8%), oltre che le Telecom (+9,9%), sugli scudi da ieri anche perché la società è attiva in un business, quello delle tlc, che marcia a regime anche in questo momento di crisi sanitaria. Sono inoltre andate abbastanza bene le utilities.
Per contro Fca ha accusato un tonfo dell'10,8%, pagando dazio sia al timore che slitti l'aggregazione con Psa Peugeot, sia ai dati deludenti a livello europeo sulle immatricolazioni di febbraio, nonostante il gruppo italo-americano abbia fatto meglio del mercato perdendo il 6,9% contro il 7,2% generale.
È letteralmente tracollato il valore del petrolio: il wti, contratto con consegna ad aprile, va giù del 15,5%, portandosi a 22,7 dollari al barile.
Infine anche l'oro cede il 2,9% a 1490 dollari all'oncia (il 5 marzo aveva toccato un top a 1.700 dollari l'oncia).
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