L'epidemia, prosegue Sace, "avrà un impatto sulla crescita in Cina, almeno nel breve termine. Sotto l'ipotesi che l'emergenza rientri in tempi rapidi, scenario a più elevata probabilità di accadimento secondo la maggior parte degli analisti, nella seconda metà dell'anno le imprese cinesi dovrebbero compensare, almeno parzialmente, la produzione persa a inizio 2020, anche grazie agli strumenti volti a sostenere l'economia messi in campo dal Governo di Pechino. A ogni modo, pur con un rimbalzo nei mesi a venire, occorrerà del tempo prima che le perdite accumulate nella fase di avvio dell'anno siano recuperate. Le attese per il Paese asiatico sono di un aumento del Pil del 5,4% nel 2020, ben 0,6 punti percentuali in meno rispetto alle stime di inizio anno, secondo Oxford Economics".
Secondo il rapporto "l'epidemia coronavirus avrà impatti anche a livello settoriale. I comparti più esposti sono quello del lusso, i metalli e l'oil che risentiranno del calo dell'import di Pechino. I consumatori cinesi rappresentano infatti il 35% della domanda mondiale di beni del lusso; in più, il Paese del Dragone è primo a livello mondiale per importazioni di petrolio. Altri settori, quali l'elettronica, le apparecchiature elettriche, il tessile e l'automotive, accomunati dal metodo di approvvigionamento (just-in-time) potranno andare incontro a interruzioni delle attività a causa della carenza di componenti in arrivo dalla Cina". Infine, conclude Sace, "sono attesi effetti negativi sul settore del turismo, specie nei Paesi che attirano significativi afflussi di visitatori cinesi".
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