Coronavirus e aumento della mortalità: al Nord più negli ospedali, al Centro-Sud fuori

Il reparto di terapia intensiva dell'Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo
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Domenica 19 Aprile 2020, 22:56 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 08:26

L'esplosione dell'epidemia di coronavirus è ormai evidente - da inizio marzo - anche nelle statistiche generali sulla mortalità, Non solo quelle dell'Istat, ma anche quelle elaborate dal ministero della Salute sulla base dei dati provenienti in tempo quasi reale da alcune città campione. Dati che segnalano un forte incremento dei decessi al Nord e un andamento più contenuto al Centro-Sud, in coerenza con i conteggi quotidiani provenienti dalle Regioni. E che portano a ipotizzare che almeno una parte dei decessi si più sia da collegare - paradossalmente - al visibile calo della mortalità nei primi due mesi dell'anno: soprattutto gli anziani "risparmiati" da un clima più mite e da un'influenza stagionale meno aggressiva sono rimasti esposti alla violenza del contagio Covid-19.

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Le rilevazioni del ministero della Salute permettono anche in una certa misura di capire dove sono avvenuti questi decessi in più, anche se sono solo 13 le città nelle quali si possono ricavare indicazioni specifiche sul punto. La suddivisione è tra morti intra-ospedaliere ed extra-ospedaliere: al momento non si possono individuare in modo distinto gli eventi avvenuti in residenze per anziani o case di riposo, anche se è verosimile che una buona parte della mortalità extra-ospedaliera rientri in questa categoria.

Dai numeri emerge una differenza tra Nord e Centro-Sud. Nelle città settentrionali l’incremento della mortalità osservato è pari al 75% per cento in ospedale e al +55% fuori; l'aumento dei decessi ospedalieri è più vistoso per la classe di età tra i 75 e gli 84 anni. Al Centro e al Sud invece, su numeri che complessivamente sono comunque molto più bassi, l'incremento è maggiore fuori dall'ospedale per tutte le fasce di età, salvo quella tra i 65 e i 74 anni.

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