Coronavirus, l'Italia perderà fino a 170 miliardi di Pil, quanto il valore del Veneto. Dalla crisi si salvano giganti del Web, Gdo e farmaceutica

Linea di montaggio di impianto produttivo
di Roberta Amoruso
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Martedì 12 Maggio 2020, 16:32 - Ultimo aggiornamento: 18:24
L’economia italiana nel 2020 rischia una perdita corrispondente all’intero Pil del Veneto. Tenendo conto delle stime degli ultimi mesi, dalla più ottimistica di Confindustria (-6%) alla peggiore della Commissione Europea (-9,5%), il Paese potrebbe a bruciare fino a 170 miliardi quest’anno in quella che è definita «la peggiore crisi dal dopoguerra» e in termini di calo del Pil 2020 (-9,1%) previsto dal Fondo monetario internazionale «l’Italia è maglia nera del G7». Una fotografia amara quella emersa dal rapporto dell’Area Studi Mediobanca sull’impatto della pandemia Covid-19 sui bilanci del primo trimestre 2020 di oltre 150 multinazionali con fatturato annuale superiore a 3 miliardi di euro. La ripresa? Sarà a “U” per il nostro Paese: nessun rimbalzo a “V”, ma una ripresa più morbida e lenta. E solo nel 2022 gli utili delle aziende quotate in Borsa saranno vicini a quelli del 2019. Mentre la diminuzione media dell’utile per azione sarà del 30% quest’anno e del 21% nel 2021.

CHI VINCE E CHI PERDE
Ma per una crisi globale, anche gli effetti sono globali. E allora giganti del web, Gdo e case farmaceutiche, si salvano solo loro, o quasi, dalla tempesta Coronavirus in termini di conto economico nel primo trimestre dell’anno. Pesante, invece, l’impatto per produttori di aeromobili, colossi petroliferi e protagonisti della moda. L’ultimo report dell’area studi di Mediobanca è un po’ una fotografia, seppure parziale di chi ha vinto e chi ha perso in questa prima fase della tempesta. Le ferite, in realtà, si sentiranno alla fine del semestre, dicono gli esperti. Mentre la ripresa è attesa nella seconda metà dell’anno (in particolare nel quarto trimestre). I numeri parlano chiaro. Le websoft, da Google ad Amazon, sono le uniche a segnare una crescita a doppia cifra dei ricavi (+17,4% sul primo trimestre 2019).
L’impatto della pandemia «è pesante su molti settori» che hanno anche sospeso, annullato o ridotto i dividendi, osserva lo studio. «I best performer» sono riusciti invece a confermare i piani industriali nel medio lungo termine e i dividendi sono stati spesso confermati o aumentati. Bene la performance della Gdo (+9,1% ricavi e +34,8% utili), determinata dalle nuove abitudini di consumo e dalla corsa agli acquisti a inizio epidemia, seguita da case farmaceutiche (+6% e +20,5% utili), pagamenti elettronici (+4,7%), elettronica (+4,5% e +10%) e food (+3,4%). Pesanti invece le ripercussioni sui già citati settori, aeromobile e Oil&Energy, che passano da un utile a una perdita netta, accanto a forti cali registrati dall’automotive (-92,4% utili e -9,1% fatturato) e dalla moda (-92% utili). Giù ricavi delle telco (-2,6%) mentre risultano tendenzialmente stabili, sul fronte dei ricavi, i settori media and entertainment (-0,5%) e drinks(-0,1%). La variazione del margine operativo (ebit) è più sentita rispetto ai ricavi, e segna un calo del 18,9%. In generale, «gli effetti della pandemia nel primo trimestre del 2020 sono stati pesanti specialmente per le aziende che fatturano maggiormente in Asia, in particolare in Cina», mentre, «per chi opera per lo più in Europa e nelle Americhe l’impatto è avvenuto qualche settimana dopo e si prevede una maggiore contrazione nel secondo trimestre del 2020». Nel prossimo futuro i giganti del web considerati nel report (tutte le GAFA, ad eccezione di Apple), con un fatturato annuo di almeno 9 miliardi di euro, si stima che performeranno bene anche nel secondo trimestre trainati sempre dai servizi cloud. La crescita continuerà anche per la grande distribuzione organizzata ma probabilmente con un rallentamento, e sarà positiva ancora per il settore farmaceutico.
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