Coronavirus, verso l’intesa sul Recovery bond e si fa strada anche il Mes

Coronavirus, verso l’intesa sul Recovery bond e si fa strada anche il Mes
di Alberto Gentili
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Mercoledì 22 Aprile 2020, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 12:28

«Al Consiglio europeo non potrò accettare un compromesso al ribasso». Giuseppe Conte, a poche ore dal vertice decisivo di domani, mostra i muscoli. Ma quella del premier appare come una mossa tattica: «Siamo a un passo dal raggiungimento del risultato...», dicono fonti informate.

E il risultato, per l'Italia, è il via libera al Recovery bond su cui anche Angela Merkel ha ormai aperto. Più il Fondo salva-Stati (Mes) senza alcuna traccia di condizionalità, per attingere ai 36 miliardi che spetterebbero al nostro Paese. «Vedremo i dettagli, deciderà il Parlamento», ha detto il premier in Senato confermando l'inversione di marcia: dal «mai Mes», al «vedremo come sarà». Del resto anche Luigi Di Maio, ora che è pronto il soccorso di Forza Italia per rendere irrilevanti i ribelli 5Stelle, si è ammorbidito: «Ragioniamo sull'obiettivo finale, dobbiamo essere uniti». Però, come avverte l'eurodeputato grillino Piernicola Pedicini, «nel Parlamento europeo è concreto il rischio di scissione del M5S». Rischio che non allarma il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, determinato a far ingoiare ai 5Stelle il Mes: «Basta ideologizzare, le condizionalità non ci sono più e i 36 miliardi vanno spesi per la Sanità».

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La svolta sui bond è arrivata nelle ultime ore dopo un carosello di telefonate. Conte ha parlato con la Merkel (desiderosa di togliersi questo fardello prima del suo semestre di presidenza dell'Unione che inizia a luglio) e con gli alleati in questa partita: il francese Emmanuel Macron, lo spagnolo Pedro Sanchez, il portoghese Antonio Costa, più i presidenti di Commissione e Consiglio Ue, Ursula von der Leyen, Charles Michel. Conclusione: c'è il via libera ai Recovery bond e il Consiglio europeo di domani sancirà, con ogni probabilità, l'accordo politico. Senza però un documento finale firmato dai Ventisette. Tant'è, che si parlerà di vertice interlocutorio.

GLI ALTRI STEP
Dopo, la palla passerà a Michel che formulerà una proposta che verrà definita dalla Commissione guidata dalla von der Leyen il 29 aprile. Successivamente toccherà all'Eurogruppo stabilire i dettagli decisivi, come la portata dell'intervento: l'Italia chiede non meno di 1.000 miliardi. Il timing che non soddisferà le richieste di Roma: si parla di 2021. La presenza o meno di stanziamenti a fondo perduto (c'è la resistenza dei Paesi nordici). Il come utilizzare il bilancio Ue 2021-2027 per l'emissione da parte della Commissione dei Recovery bond per la ricostruzione post-epidemia (Italia, Francia, Spagna e perfino la Germania spingono per aumentare fino al 2% le risorse potenziali).

E soltanto a fine giugno arriverà la ratifica di un nuovo Consiglio europeo.

Parlando in Senato, dopo un colloquio con Sergio Mattarella, Conte ha taciuto sui termini dell'accordo. Ha invocato una «risposta coordinata e solidale» per ricostruire l'economia messa in ginocchio dalla pandemia (meno 15% nel primo semestre). Ha chiesto all'Europa di «non ripetere gli errori successivi alla 2008, che condannarono l'Ue a una lunga recessione e a una debole ripresa». Ha elencato i quattro punti del pacchetto cui ha lavorato all'ultimo Eurogruppo il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Il primo: il fondo di garanzia presso la Banca europea degli investimenti (Bei) da 25 miliardi di euro, che dovrebbe consentire l'attivazione fino a 200 miliardi di euro di finanziamenti per gli investimenti. Il secondo: il piano Sure fino a 100 miliardi per la cassa integrazione. Il terzo: «Una linea di credito dedicata alle spese sanitarie ed erogata dal Mes».

Qui Conte ha lanciato segnali di apertura. Ha ricordato che la Spagna è interessata ad accedere al Mes «purché non abbia le rigide condizionalità, ma solo la condizione che l'utilizzo del finanziamento sia per far fronte alle spese sanitarie, dirette e indirette». E ha detto che «rifiutare la nuova linea di credito significherebbe fare un torto» a Madrid. Poi la leggera frenata: «Resto però convinto che all'Italia serva altro». Seguita da un'apertura: «Valuteremo attentamente i dettagli dell'accordo per capire se è conforme all'interesse nazionale, poi al Parlamento spetterà l'ultima parola».

LA PROPOSTA ITALIANA
Il quarto elemento del pacchetto «è un pezzo fondamentale della nostra azione europea: un European Recovery Fund». E sul quale in serata filtra la proposta italiana, molto simile a quella della von der Leyen: il piano Ue per la ripresa si configura «non come uno strumento di mutualizzazione dei debiti nazionali arretrati», ma come «uno strumento temporaneo che la Commissione Ue, con l'implicita garanzia del budget europeo, prende in prestito sui mercati per finanziare prestiti back to back ai Paesi membri. Per aumentare la potenza di fuoco del piano, tutti i Paesi membri forniscono garanzie comuni all'Ue che possono essere gradualmente sostituite da, nuove, proprie risorse».

 
 
 
 

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