Coronavirus, il vaccino AstraZeneca ha bisogno di nuovi test

Coronavirus, il vaccino AstraZeneca ha bisogno di nuovi test
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Venerdì 27 Novembre 2020, 18:31 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 12:57

(Teleborsa) - Il vaccino anti Covid-19 di AstraZeneca ha bisogno di una sperimentazione aggiuntiva. A confermarlo è l'amministratore delegato della società farmaceutica, Pascal Soriot, in un'intervista a Bloomberg.

Sono emersi diversi dubbi nella comunità scientifica dopo la presentazione dei risultati di fase 3 del vaccino sviluppato in collaborazione con l'Università di Oxford. La necessità di un nuovo studio internazionale – "ma questo potrebbe essere più veloce visto che conosciamo che l'efficacia è elevata", ha detto Soriot – nascerebbe da un errore casuale che ha portato a dei cambiamenti nel dosaggio previsto dai test e dai ritardi nella comunicazione di questa discrepanza e di altri dettagli chiave.

AstraZeneca e Oxford avevano annunciato lunedì come una dose iniziale più bassa del vaccino, seguita da una dose completa, avesse prodotto un tasso di efficacia del 90% in un gruppo più piccolo di partecipanti, rispetto al 62% per due dosi complete. Il giorno successivo però, il responsabile dell'Operazione Warp Speed, il programma vaccinale degli Stati Uniti, ha affermato che il regime che mostra il livello più alto di efficacia era stato testato su una popolazione più giovane.

E ha aggiunto che la mezza dose era stata somministrata ad alcune persone a causa di un errore nella quantità di vaccino inserita in alcune fiale. Il problema è che nessuno di questi dettagli era stato divulgato nelle dichiarazioni originali di Astra o Oxford. Soriot non è d'accordo però con la definizione di errore, affermando che dopo che i ricercatori si sono resi conto della discrepanza di dosaggio hanno formalmente cambiato il protocollo di prova con l'ok degli enti regolatori. "Non ti dirò che ci aspettavamo che l'efficacia fosse maggiore" – ha dichiarato l'ad a Bloomberg – ma "la gente lo chiama un errore, non è un errore".

Secondo quanto dichiarato da Soriot la società punta a confermare nel nuovo studio il tasso di efficacia del 90% piuttosto che aprire una nuova valutazione separata dalla precedente.

"La notizia che il candidato vaccino anti Covid elaborato dall'università di Oxford ha bisogno di ulteriori studi per un verso preoccupa perché si allontana il momento della consegna, dall'altro rassicura perché ci garantisce – ha commentato Stefano Vella, infettivologo, docente di Salute globale all'Università Cattolica di Roma ed ex presidente di Aifa – Ipotizzo che gli studi da fare possano riguardare le dosi: si tratta di capire perché una vaccinazione con metà dose prima e successivamente il richiamo con una dose completa funzioni meglio che diversamente.

Quindi lo studio dovrebbe essere di tipo biologico, ossia sulla risposta del sistema immunitario, e non un ritorno indietro al trial clinico".

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