Coronavirus, come si contano i nuovi contagi? Ecco perché sono diversi dai casi attivi in più

Coronavirus, come si contano i nuovi casi? Ecco perché sono diversi dai casi attivi in più
di Luca Cifoni
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Venerdì 27 Marzo 2020, 14:56 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 10:05

Come si contano i contagi del coronavirus? La domanda è meno banale di quanto potrebbe apparire. Tutti i giorni alle 18 la Protezione civile dà i numeri degli ammalati, di coloro che sono stati ricoverati in terapia intensiva, dei deceduti, dei guariti e altri ancora, rendendo disponibile anche la suddivisione dei dati su base regionale. Si è discusso molto sul fatto che l'incidenza dei morti (letalità "apparente" o "grezza", ovvero rapporto tra decessi e casi totali registrati) sia in Italia molto più alta che altrove e sono state indicate una serie di possibili cause: possibile attribuzione all'epidemia anche dei deceduti per altre malattie, sottostima dei contagiati effettivi dovuta al basso numero di tamponi effettuati, struttura demografica con molti anziani inseriti in reti sociali/familiari etc.) Probabilmente c'è del vero in buona parte di queste argomentazioni.

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Soffermiamoci però su un altro aspetto, che invece può essere charito con molta più facilità: è il concetto di "nuovi contagiati" o "nuovi casi". La Protezione civile indica due grandezze tra le quali si rischia di fare confusione. Il primo è il numero di casi attivi, ovvero le persone effettivamente malate in un dato giorno (ieri erano 66.414). Il secondo è il numero totale dei casi registrati dall'inizio dell'epidemia (ieri 86.498). La differenza è data dal numero complessivo di morti e di guariti: entrambe questa categorie contengono persone che sono state malate e ora non lo sono più. Aggiungendo a 66.414 i 9.134 purtroppo morti e i 10.950 tornati negativi al virus otteniamo appunto 86.498.

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Ognuna di queste due cifre ha naturalmente una variazione giornaliera: la prima è la variazione "netta" dei casi attivi, mentre la seconda esprime effettivamente il numero dei nuovi contagiati. Ad esempio sempre nella giornata di ieri i casi attivi sono aumentati di 4.401 unità ma sarebbe sbagliato dire che questi sono i nuovi casi: fenomeno rappresentato correttamente, invece, dalla variazione dei casi complessivi (5.909). Anche in questo caso la differenza è data dai morti e dai guariti in più registrati nella giornata (5.909-919-589=4.401).

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Per convincersi che il secondo sia il numero giusto basta pensare ad un caso semplice quanto ipotetico. Supponiamo che in uno dei primi giorni della malattia ci siano 10 malati, senza né deceduti né guariti; il giorno successivo ne vengono trovati malati altri 10 ma purtroppo 4 muoiono e 4 invece tornano in salute. I casi attivi saranno aumentati solo di 2 unità, da 10 a 12 (=10+10-4-4) ma le persone contagiate sono sempre 10 in più. A ritroso sottraendo da questi 10 gli 8 che per ragioni opposte non sono più malati, si ottiene la variazione netta di 2 casi attivi.

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Facciamo un altro esempio. Ipotizziamo che tra un po' in Italia si arrivi a 100 mila casi complessivi registrati. E immaginiamo che il giorno dopo guariscano 5.000 persone, 500 siano invece trovate positive e non ci sia - prendiamolo come un augurio - nessun morto. La variazione dei casi attivi sarà negativa (4.500 in meno, cioè 5.000-500) e dunque si scenderà a 95.500. Ma non si potrà certo dire che non ci sono stati nuovi casi: sono appunto quei 500 trovati positivi.

Un'ultima avvertenza: quando parliamo di contagiati, ci riferiamo alle persone risultate positive al tampone in un certo giorno. Ovviamente la stragrande maggioranza di loro si è ammalata in precedenza ed anche il tampone di solito non è stato fatto in giornata. Ma questa sfasatura temporale è inevitabile e dunque dobbiamo accontentarci di definire "nuovi contagiati" i "nuovi rilevati positivi", anche se si tratta di un'approsimazione.

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