Coronavirus, le Borse fanno i conti con la crisi globale e dopo il crollo ora guardano a Bce e Fed

Coronavirus, le Borse fanno i conti con la crisi globale e dopo il crollo ora guardano a Bce e Fed
di Jacopo Orsini
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Domenica 1 Marzo 2020, 22:39 - Ultimo aggiornamento: 23:38
Dopo il tracollo della settimana scorsa, seguito alla paura scatenata dall’estendersi del contagio da coronavirus a livello globale, gli investitori cominciano a valutare quale potrà essere l’impatto dell’epidemia partita dalla Cina. Timori e incertezza serpeggiano ovunque, ma quali saranno le reali conseguenze sull’economia delle misure anti-contagio messe in campo in tutto il mondo nessun analista in questo momento è ancora in grado di quantificarlo con precisione. Cominciano a circolare stime molto pessimiste - Ref Ricerche prevede una diminuzione del pil italiano compresa tra l’1% e il 3% nel primo e secondo trimestre 2020 - ma sono conti che potrebbero essere stravolti dall’evoluzione della crisi. 





«Il coronavirus è una cosa seria perché la Cina oggi rappresenta non meno del 20% dell’economia mondiale. Quando si è verificata l’epidemia di Sars nel 2003 il Paese contava meno del 10%, oggi le sue dimensioni sono più che raddoppiate», ha sottolineato ieri l’economista Carlo Cottarelli aggiungendo che ora «la recessione globale è una possibilità». «Cruciale è vedere come dall’economia reale questa cosa si trasmette ai mercati finanziari che sono molto influenzati dai fattori psicologici», ha aggiunto.

Gli operatori intanto guardano alle mosse delle banche centrali, e in particolare alla Bce e alla Federal Reserve, e agli interventi dei governi, che cominciano a varare misure per fronteggiare la crisi. In Cina l’istituto di emissione è già intervenuto più volte a sostegno del sistema economico, in Giappone l’esecutivo ha varato un programma di aiuti da circa 2,3 miliardi di dollari. Negli Stati Uniti il presidente della Fed, Jerome Powell, ha detto di essere pronto a intervenire sui tassi. «L’emergenza coronavirus comporta rischi in evoluzione. Per questo la Fed, se necessario, è pronta ad agire in maniera adeguata per sostenere l’economia», ha detto il banchiere centrale.

«L’economia americana comunque resta forte», ha poi proseguito. Anche in Italia il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, lavora a un piano da circa 4 miliardi per impedire la fermata del Paese, che già arrancava senza bisogno del virus. Sostegno all’economia, fisco espansivo e più liquidità sono le misure anti-contagio da coronavirus che invocano gli investitori. «Le banche centrali possono pensare a immettere liquidità, la politica fiscale può servire per contenere disagi» e far ripartire alcune aree o settori produttivi, «ma ora serve razionalità: non si può fermare la propria vita e le proprie attività per non rischiare di prendere un’influenza», ha osservato Andrea Beltratti, docente alla Bocconi di Milano ed ex presidente di Intesa Sanpaolo.

La correzione al ribasso dei mercati azionari «riflette i timori di un forte impatto negativo del virus sull’economia globale», è l’opinione di Matteo Germano di Amundi, società con 1.653 miliardi di euro di risparmi in gestione, ma «è bene ricordare - ha continuato - che gli indici Usa, ma anche quelli europei, avevano recentemente ritoccato nuovi massimi storici. Per questa ragione, pur non essendo le valutazioni su livelli da bolla, una correzione era in qualche modo nelle carte».

La scorsa settimana l’indice Euro stoxx 600, che raggruppa i principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, ha perso oltre il 12%, un tonfo che ha ricordato a molti i crolli del 2008, dopo la crisi scoppiata negli Stati Uniti. In Italia le fibrillazioni dei mercati hanno fatto di nuovo impennae lo spread, risalito venerdì scorso a quota 171 dai 134 della settimana precedente. 

Ma le vendite non sono arrivate solo sui mercati azionari: il petrolio è sceso del 15% ai minimi da quattro anni. Segno che in tutto il mondo ora la paura principale è una frenata brusca dell’economia.

 
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