Coronavirus, banche centrali in azione. Bazooka della Fed: acquisto titoli per 700 miliardi

Coronavirus, banche centrali in azione. Bazooka della Fed: acquisto titoli per 700 miliardi
di Jacopo Orsini
3 Minuti di Lettura
Lunedì 16 Marzo 2020, 10:27 - Ultimo aggiornamento: 10:29
Banche centrali di tutto il mondo in campo per fronteggiare la crisi innescata dal coronavirus. Ieri la Federal Reserve americana ha tagliato a sorpresa i tassi di interesse quasi a zero come misura d'emergenza per contrastare gli effetti della pandemia e lanciato un massiccio programma di acquisto titoli da 700 miliardi di dollari (circa 630 miliardi di euro) per sostenere l'economia. Ma non è stato solo l'istituto guidato da Jerome Powell ad agire. La Fed, con la Banca centrale europea e gli istituti di emissione di Canada, Inghilterra, Giappone e Svizzera, ha annunciato anche una azione coordinata per assicurare la liquidità necessaria durante lo choc provocato dalla pandemia. In precedenza anche la banca centrale di Pechino era passata all'azione con una mossa separata ma mirata allo stesso scopo: ridare fiato alle imprese per superare la crisi.
Dopo i crolli della settimana scorsa, con Piazza Affari che ha lasciato sul terreno il 17% in un solo giorno, un tonfo solo in parte recuperato nella seduta successiva, le Borse intanto riaprono oggi con la situazione del contagio peggiorata in tutta Europa e nel mondo.

A Piazza Affari l'indice guida del listino ha perso in una settimana il 16%, mentre è sotto di quasi il 32% dai massimi del 19 febbraio. Ieri il governo ha varato un nuovo decreto per sostenere imprese e lavoratori alle prese con la prospettiva di chiusure temporanee degli impianti. E di fronte al crollo delle quotazioni ha già di fatto attivato il cosiddetto golden power, i poteri speciali che spettano all'esecutivo per impedire che il controllo delle aziende che operano in settori considerati strategici per la sicurezza nazionale - energia, telecomunicazioni, difesa e trasporti - finiscano in mani straniere. I prezzi sono infatti tali da provocare il rischio di scalate ostili. Anche il Copasir, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, per bocca del presidente Raffaele Volpi, ha chiesto di vigilare su «azioni speculative o aggressive tendenti a modificare, in questo momento, assetti di controllo e di governance di società che debbono rimanere nell'alveo dell'interesse nazionale».

Nel frattempo, in attesa di vedere come reagiranno oggi i mercati alle ultime novità, diverse società quotate hanno approfittato del netto ridimensionamento delle quotazioni per lanciare piani di riacquisto di azioni proprie (buy back). Una mossa che consente alle aziende di frenare la velocità di caduta in un momento di grande turbolenza ma anche di impiegare proficuamente la cassa disponibile nella prospettiva di un rapido recupero. «Un brusco calo come quello osservato negli ultimi giorni ha creato delle opportunità che alcune aziende intendono cogliere - afferma Gianluca La Calce, amministratore delegato di Fideuram Investimenti Sgr - In generale, il buy back è ovviamente un segnale molto positivo, in particolare in giorni come questi di estrema volatilità».

Fra le aziende che negli ultimi giorni hanno approfittato di questa finestra d'acquisto spiccano le Generali, che il 13 marzo hanno lanciato un buy back da 6 milioni di azioni (per un controvalore di oltre 70 milioni) al servizio di un piano per distribuire titoli ai dipendenti autorizzato già lo scorso anno. Anche se da Trieste precisano che l'operazione era già prevista e non è dettata dal crollo dei mercati, in questo momento diventa oggettivamente più vantaggiosa rispetto a soli pochi giorni fa. Anche Saipem, sempre venerdì scorso, ha avviato un programma di acquisto di azioni proprie già autorizzato lo scorso anno: prevede di ritirare dal mercato 7,9 milioni di titoli (pari a circa l'1% del capitale) con una spesa massima di 16 milioni. Il giorno prima era stato il turno di Recordati a varare un programma per rilevare 5 milioni di azioni (il 2,5% del capitale) per un massimo di 175 milioni, mentre Banco Bpm fra il 9 e l'11 marzo ha ricomprato 3,16 milioni di titoli per oltre 4 milioni.
Negli Stati Uniti è stato il colosso del software Oracle a far scattare la corsa giovedì scorso con un maxi-piano da 15 miliardi di dollari (poco più di 13 miliardi di euro). Infine in Giappone Softbank, conglomerato con attività che spaziano dalle telecomunicazioni all'energia, messa sotto pressione dal fondo attivista americano Elliott, ha annunciato il riacquisto di 145 milioni di titoli, pari al 7% del capitale, per un esborso di oltre 4 miliardi di euro.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA