Covid-bond, assist francese all'Italia. Ma si tratta sul salva Stati light

Covid-bond, assist francese all'Italia. Ma si tratta sul salva Stati light
di Antonio Pollio Salimbeni
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Giovedì 2 Aprile 2020, 07:54

BRUXELLES Diventa sempre più chiaro il puzzle che i governi stanno negoziando per rafforzare il sostegno agli Stati più vulnerabili nell'emergenza, ma non solo. Si pensa anche al dopo, allo sforzo che dovrà essere fatto per far decollare l'economia nell'era post virus.

Evitando rischi di crisi finanziaria. Non tutti gli elementi sono definiti e soprattutto condivisi. Resta una profonda divisione sia sul ruolo del Meccanismo europeo di stabilità, per quanto riguarda le condizioni dei prestiti, sia sull'emissione di debito comune. Tuttavia ci sono delle novità sul piano delle proposte e anche, forse, sul piano almeno psicologico. Il commissario all'economia Paolo Gentiloni osserva «che una maggiore consapevolezza si sta facendo strada dato l'aggravarsi della situazione».

Consapevolezza della necessità di seguire strade più ambiziose. Stamattina la Commissione presenterà la sua proposta per «salvare l'occupazione». Si tratta di un fondo da 100 miliardi di euro per aiutare gli Stati a finanziare i sistemi nazionali di copertura del reddito dei lavoratori per le ore non lavorare a causa della crisi sanitaria. In pratica, si tratta dei regimi di lavoro di breve durata in Germania o della cassa integrazione in Italia. La presidente Ursula von der Leyen ha indicato che è uno strumento rivolto non solo ma in particolare ai Paesi «maggiormente colpiti dal virus come Italia e Spagna».

LA MISURA
Sarebbe uno strumento temporaneo: la Commissione emetterà obbligazioni sui mercati finanziari e presterà poi agli stati. I prestiti sono «sostenuti da un sistema di garanzie degli Stati impegnati su base volontaria». Le garanzie dovranno essere «credibili, irrevocabili e chiamabili» (cioè utilizzabili in caso di necessità) per garantire un rating elevato e il bilancio Ue. È uno strumento per la gestione di questa crisi, ma potrebbe essere il punto di partenza di un futuro sistema permanente Ue di protezione anti-disoccupazione di cui si parla da anni.

Gentiloni, responsabile di questo dossier, lo ritiene un elemento essenziale per evitare una crisi fiscale degli Stati e per dare risposte concrete all'emergenza sociale. Von der Leyen ha spiegato a Conte i termini della proposta e il giudizio del premier è stato positivo: «Passo significativo in vista di un intervento più ampio che dovrà dare il senso di una forte, coesa e credibile risposta europea». Come dire: ancora non ci siamo, vediamo che cosa accade sugli altri elementi del puzzle, per i quali la strada è già tracciata anche se il negoziato in corso è assai difficile.

Intanto il ricorso al bilancio Ue attraverso la flessibilità nell'uso dei fondi europei da convertire alle necessità collegate alla crisi sanitaria e ai suoi effetti. La base di partenza è lo sblocco di quasi 40 miliardi. Poi c'è l'operazione della Bei: ha già offerto fondi addizionali per 40 miliardi e ha chiesto ai governi 25 miliardi di garanzie per mobilitare 200-250 miliardi di finanziamenti addizionali alle piccole e medie imprese. Sul Covid-bond le posizioni restano distanti. Da parte tedesca c'è la massima disponibilità a discutere di tutto, di non applicare per esempio la condizionalità tipo Grecia ai prestiti del Mes, a patto di stare lontani da tutto ciò che sconfina nel rischio di mutualizzare il debito.

Tuttavia il tema è stato riproposto dal ministro francese Bruno Le Maire. La Francia, che ha firmato con Italia, Spagna e altri sei stati la lettera pro Covid-bond, pur restando il no tedesco, olandese, finlandese e austriaco, ci riprova proponendo di creare un fondo con capitali raccolti sul mercato con un bond comune «per una risposta di lungo termine» alla crisi. «C'è spazio per un accettabile compromesso all'Eurogruppo» che si riunirà martedì prossimo, dice Le Maire. L'operazione durerebbe «5-10 anni con la possibilità di avere debito comune solo all'interno del fondo, cosa che può essere più accettabile per altri paesi.

Le Maire consiglia di «non essere ossessionati dai termini Covid-bond o Eurobond, dovremmo essere ossessionati dalla necessità di avere uno strumento molto forte da usare dopo la crisi per la ripresa economica. Se per alcuni Paesi è difficile accettare debito comune all'interno del bilancio Ue, pensiamo allo stesso tipo di possibilità al di fuori del bilancio europeo per un periodo limitato di tempo». Non è chiaro se il fondo presterebbe agli Stati il denaro preso a prestito oppure lo redistribuirebbe pro quota.

Infine il Mes: si rafforza la prospettiva di una condizionalità morbida per i prestiti rafforzati che possono rendere possibile l'intervento Bce in caso di difficoltà di accesso ai mercati. Anche il presidente della Bundesbank Jens Weidmann si dichiara favorevole a condizioni light.Teoricamente sono disponibili 410 miliardi (anche se per ora si parla di poco più della metà). Tema controverso in Italia: il M5S vede il Mes come il fumo negli occhi ma il premier Conte lascia intedndere che una versione morbida potrebbe essere accettata.

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