Se c’è un settore dove la burocrazia espleta i suoi effetti più perversi è quello dei contratti pubblici. Il cosiddetto Dl Semplificazioni Bis al momento in discussione in Parlamento, che tra l’altro dovrebbe prorogare le deroghe già previste nell’omonimo decreto approvato lo scorso anno, rappresenta un’occasione imperdibile per disegnare una burocrazia chiara e trasparente attraverso la digitalizzazione delle procedure, sinonimo di controllo e garanzia da parte di ciascun anello della lunga catena dei contratti pubblici. Qualcuno si è già mosso in questa direzione, come ad esempio le Società aderenti ad Unionsoa - l’Associazione Nazionale delle Società Organismi di Attestazione guidata da Tiziana Carpinello – che hanno definito, in collaborazione con IBM, un progetto già in fase di applicazione per passare dalla qualificazione analogica a quella digitale attraverso la blockchain.
Funziona così: l’innovativo processo permette di applicare la notarizzazione su tutto il flusso della procedura di attestazione, dalla documentazione in ingresso per le valutazioni sino al rilascio dell’attestazione con la formazione del “Fascicolo Virtuale”.
Passare al sistema di blockchain consentirebbe di superare il grande limite della frammentazione dei soggetti della filiera degli appalti pubblici.
Il progetto può essere un punto di partenza per procedere ad una totale rivisitazione in ottica digitale dei processi del comparto lavori pubblici e può essere esteso a tutti gli stakeholder operanti nel comparto dei lavori pubblici, come Anac, PA ed Enti. Anche le recenti parole del Presidente di Anac, Giuseppe Busia, proprio spingono in questa direzione: tramite la creazione del fascicolo virtuale dell’operatore economico, ha dichiarato il presidente dell’Autorità, si potranno concentrare le informazioni ora sparse in varie banche dati, in modo da assicurare in maniera rapida che un’impresa abbia i requisiti per partecipare a una gara.
I tempi per semplificare e digitalizzare, questa volta, sembrano davvero maturi.