Consob, Savona: «Debito al 200% del pil possibile, è sostenuto dal risparmio italiano»

Consob, Savona: «Debito al 200% del pil possibile, è sostenuto dal risparmio italiano»
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Venerdì 14 Giugno 2019, 11:30 - Ultimo aggiornamento: 14:07
«Se la fiducia nel Paese è solida e la base di risparmio sufficiente, livelli di indebitamento nell'ordine del 200% rispetto al Pil non contrastano con gli obiettivi economici e sociali perseguiti dalla politica». Lo ha detto il presidente della Consob, Paolo Savona, nella sua relazione al mercato tenuta oggi a Milano. Savona ha citato l'«istruttivo» esempio del Giappone e spiegando che non esiste «una risposta univoca su quale sia il legame ottimale tra debito pubblico e Pil, soprattutto se il rapporto è valutato in modo indipendente dallo stato della fiducia». Questo, ha aggiunto, «non significa che non esista un limite all'indebitamento ma, come insegna un elementare criterio di razionalità economica, per garantirne la sostenibilità il suo saggio di incremento deve restare mediamente al di sotto del saggio di crescita del Pil». Savona ha sottolineato come il limite all'indebitamento di un paese è sostenibile se resta al di sotto della crescita del suo prodotto interno lordo. Se questo criterio venisse accettato a livello europeo e fosse rispettato dal governo si allontanerebbero i sospetti sulla possibilità di insolvenza del nostro debito pubblico, oggettivamente infondati.

«L'Italia per la comunità europea e quella globale, non rappresenta un problema finanziario ma una risorsa, dalla quale molti paesi attingono per soddisfare le loro necessità», ha insistito Savona. Senza voler negare, ha spiegato l'esistenza di problemi interni al paese, efficacemente analizzati dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel suo recente intervento all'assemblea dell'istituto, i giudizi espressi, ha aggiunto, da istituzioni sovranazionali e nazionali sono condizionati da pregiudizi che non tengono conto di due pilastri che reggono la nostra economia: la competitività delle nostre imprese e il nostro buon livello di risparmi. Dal 2013, spiega Savona, l'Italia cede risparmio all'estero in quantità superiori al suo debito pubblico.

A fine 2018, le attività finanziarie dell'Italia erano pari a 16.295 miliardi di euro, quasi 10 volte il pil. Quindi ha ricordato l'economista, la caduta dell'occupazione e il conseguente impatto sulla società e sulla politica, non sono dovute a scarsità di risparmio ma al suo insufficiente utilizzo all'interno del nostro paese. La crescita ha il suo epicentro negli investimenti e da questi si deve partire. E' intenzione della Consob, proprio per incoraggiare la formazione di risparmio in tutte le sue forme e per un maggiore stabilità finanziaria, contribuire alla creazione di un titolo europeo privo di rischio, l'European safe asset.

«Questo titolo migliorerebbe - ha sostenuto Savona - la componente monetaria, controllerebbe alcuni disturbi della stabilità finanziaria e attenuerebbe le divergenze nei tassi dell'interesse all'interno dell'Eurozona. Questo strumento farebbe venir meno i vincoli alla libera scelta di investimento delle banche europee allo scopo di garantire un minor rischio per i depositanti».

Savona ha parlato poi dell'impegno della Consob a realizzare in tempi brevi procedure e normativa per il buon funzionamento del mercato finanziario e per la protezione del risparmio. L'obiettivo inoltre è quello di aiutare il risparmio a incanalarsi verso le attività che producono crescita e benessere sociale.

La Commissione, ha spiegato Savona, intende attraverso gli strumenti più avanzati, basati su l'intelligenza artificiale, rafforzare le sue decisioni e garantire la piena trasparenza delle sue scelte. Inoltre intende collaborare con le istituzioni internazionali ed europee per perfezionare i metodi di controllo e combattere gli abusi.

A conclusione il presidente della Consob ha fatto appello a tutte le istituzione democratiche e le organizzazioni dello Stato per ricreare la fiducia sul paese rilanciando lo sviluppo per tutte le componenti della società, «avrebbe così fine, quella che è stata definita l'era del risentimento, quella in cui viviamo, e si recupererebbe l'era della speranza portando la globalizzazione e le innovazioni tecnologiche al servizio di tutti».

 
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