Secondo il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella, "seppure meno stringenti rispetto alle fasi precedenti della pandemia, i più recenti vincoli alla mobilità e alla socialità sono destinati, comunque, a produrre un ridimensionamento nelle prospettive di crescita, anche per l'impatto negativo in termini di aspettative degli operatori". Scenario che sembra destinato a durare almeno fino alla tarda primavera mettendo sempre più a rischio la ripresa della domanda delle famiglie, soprattutto per quei beni e servizi non obbligati che sono stati i più penalizzati nell'ultimo biennio.
In dettaglio, a novembre 2021 la produzione industriale ha mostrato, dopo un trimestre di sostanziale stasi, un deciso recupero (+1,9% mensile). Il confronto su base annua evidenzia una variazione del 6,2%. Nello stesso mese l'occupazione ha consolidato la tendenza al recupero(0,3% su ottobre), un andamento che ha permesso di tornare ad un livello superiore ai 23 milioni di lavoratori. L'inizio di una fase più complessa ha solo attenuato, a dicembre, la tendenza al recupero del sentiment degli imprenditori del commercio al dettaglio(0,6% su novembre). Il quadro di riferimento ha subito un rapido deterioramento a partire dalla seconda parte di dicembre, determinando una riduzione del PIL a gennaio 2022 del 2% su dicembre. Nel confronto annuo la variazione si attesterebbe al 4,4%.
Nell'ultimo mese dell'anno, l'Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) segnala un incremento, su base annua, del 9,1%, in rallentamento rispetto a novembre
Preoccupa la fiammata dell'inflazione. "Se già a dicembre l'andamento dell'inflazione aveva fatto segnare aumenti preoccupanti per l'impatto sulla crescita e sui consumi, la stima dell'Ufficio Studi per il mese di gennaio 2022 è di un aumento dell'1,5% su base mensile (che non si registrava dagli anni ottanta) e del 4,7% su base annua. Seppure guidato dagli ingenti incrementi autorizzati per gli energetici regolamentati, cominciano a manifestarsi con sempre maggiore evidenza su altri segmenti di consumo le pressioni indotte dai costi della materie prime e dell'energia.
"Questi elementi - sottolinea l'Ufficio Studi - necessariamente consolidano le preoccupazioni riguardo alla durata del fenomeno, all'impatto sulle decisioni di acquisto delle famiglie e, quindi all'intensità della ripresa nel 2022".
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