Colf e badanti, via alla sanatoria dal primo giugno per 200 mila

Colf e badanti, via alla sanatoria dal primo giugno per 200 mila
di Giusy Franzese
4 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Maggio 2020, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 01:00

Le stime parlano di circa duecentomila colf e badanti che potrebbero essere coinvolti nella sanatoria appena varata dal governo. Il lavoro domestico è uno dei settori che, insieme a quello agricolo allevamento e pesca, potrà usufruire della nuova norma. Una notizia ben accolta da tutte le organizzazioni di categoria. L'ultima sanatoria fatta nel settore, nel 2012, mise in regola trecentomila persone. Non tutta la platea dei domestici attualmente in Italia con contratti irregolari o permessi scaduti, potrà però beneficiare della possibilità. Come per i braccianti ci sono alcuni requisiti indispensabili. Vediamoli.

Reddito di emergenza fino a 1.600 euro salta il cumulo con quello di cittadinanza, ecco a chi spetta

LA PRESENZA
Farà da spartiacque il fatto di riuscire a dimostrare che si stava già in Italia prima dell'8 marzo scorso, ovvero prima del lockdown. Due sono le prove ammesse: i «rilievi fotodattiloscopici», in pratica il migrante deve essere già transitato in passato per gli uffici delle forze dell'ordine dove lo hanno identificato con prelievo delle impronte digitali; la «dichiarazione di presenza, resa ai sensi della legge 28 maggio 2007, n. 68», che poi è la dichiarazione di ingresso in Italia per visite, affari, turismo e studio rilasciata all'autorità di frontiera o al questore della provincia in cui si arriva. Chi non ce l'ha, è fuori.
Non solo. La norma prevede che non bisogna aver lasciato l'Italia dopo l'8 marzo. Sono ammessi anche i cittadini stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019, non rinnovato o convertito in altro titolo di soggiorno. Sono esclusi i migranti che si sono macchiati di particolari reati (spaccio, sfruttamento della prostituzione o di minori, caporalato, ecc), ma non dovrebbero essere reati molto diffusi tra chi lavora nelle famiglie .
 


IL MECCANISMO
Le istanze possono essere presentate dal primo giugno al 15 luglio, allo Sportello unico per l'immigrazione nel caso di cittadini extra Ue, all'Inps nel caso di cittadini italiani da regolarizzare. Due le possibilità. La prima prevede che a presentare la richiesta sia il datore di lavoro, o perché vuole concludere un contratto di lavoro subordinato ex novo, oppure «per dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare, tuttora in corso, con cittadini italiani o cittadini stranieri», quindi autodenunciandosi (per aver dato lavoro senza contratto a persone prive di documenti nel caso di colf extra Ue, o in nero nel caso di lavoratori italiani): nell'istanza deve essere indicata la durata del contratto di lavoro e la retribuzione convenuta (non inferiore a quella prevista dal contratto collettivo di lavoro di riferimento); il datore di lavoro paga 400 euro più un forfait per i contributi pregressi (ancora da definire) nel caso voglia regolarizzare una posizione finora in nero; gli organi preposti analizzeranno la pratica e, se ci sono i requisiti, concederanno il permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Nelle more della risposta (che potrebbe arrivare anche dopo mesi, viste le esperienze passate) è esplicitamente previsto che il migrante possa già lavorare.
Ma anche chi non ha già un datore di lavoro disponibile, può chiedere di uscire dalla clandestinità. In questo caso il migrante presenterà la domanda da solo presso la Questura (i requisiti restano gli stessi) e chiederà un permesso di lavoro temporaneo della durata di sei mesi finalizzato alla ricerca di un lavoro. Se riesce a trovarlo, il documento verrà poi trasformato in permesso di lavoro subordinato. A questo fine l'Anpal dovrebbe mettere a disposizione una piattaforma telematica per l'incrocio tra domande e offerte di lavoro. Giusto una considerazione: l'Anpal è lo stesso organismo che dovrebbe trovare lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza, e finora i risultati sono stati decisamente scarsi.

Il BONUS
Per colf e badanti che invece, alla data del 23 febbraio scorso, avevano già un contratto regolare come non conviventi per almeno 10 ore a settimana (anche complessive da parte di più datori di lavoro) arriva un bonus di 500 euro mensili per aprile e maggio.
Il bonus è erogato dall'Inps in un'unica soluzione, previa domanda del lavoratore, nel limite di spesa complessivo 460 milioni per quest'anno. L'indennità non è cumulabile con altri sussidi (reddito di cittadinanza, rem, naspi, ecc) né con la pensione, salvo quella di invalidità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA