Il tema è tra i più delicati ed è al centro delle tensioni tra Stati Uniti e Cina: secondo l'amministrazione Trump, sarebbe stata l'assenza di interventi da parte di Pechino su questo punto a far fermare le trattative sull'accordo commerciale, dando il là alla guerra dei dazi.
"I nostri associati hanno riportato che, purtroppo, il trasferimento forzato di tecnologia non solo persiste, ma è addirittura raddoppiato nell'arco di appena due anni", ha dichiarato la vicepresidente della Camera di Commercio Ue, Charlotte Roule, durante la presentazione del rapporto.
Secondo Roule, se è vero che le "ragioni possono essere diverse", rimane "inaccettabile che la pratica continui in un mercato maturo e innovativo come quello cinese", con un'incidenza oltre la media in settori innovativi e ad alto valore aggiunto, come industria chimica e petrolifera (30%), dispositivi medicali (28%), farmaceutica (27%) e automotive (21%).
Le tensioni tra USA e Cina non aiutano, con Pechino che ha rimandato al mittente le accuse sul trasferimento forzato di tecnologie (definite "fabbricate dall'aria sottile" nell'edizione di sabato scorso del Quotidiano del Popolo, "voce" del Partito comunista cinese).
Pur facendo sue le preoccupazioni degli States, l'Europa non condivide i mezzi dello scontro frontale, confermando la Cina come uno dei primi tre mercati di riferimento per gli investimenti, anche se l'ottimismo sulla crescita cinese è sceso al 45%, dal 62% del 2018.
Non a caso, il 72% delle 585 imprese che hanno partecipato al rapporto, ha stimato di prevedere ostacoli in crescita nel prossimo quinquennio, malgrado i ripetuti impegni del governo cinese a proseguire sulla via delle riforme e dell'apertura verso l'esterno.
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