La riforma degli ammortizzatori sociali entra nelle stanze di via Venti Settembre, sede del ministero dell’Economia. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha bisogno di capire il budget a disposizione. «È un investimento consistente, ma a mio avviso sostenibile. Non sono titolato a dare cifre finché il confronto non sarà concluso» ha spiegato ieri durante la conferenza stampa di chiusura del G20 sul lavoro a Catania, annunciando che da oggi inizierà «a sottoporre ai colleghi ministri maggiormente interessati la proposta di riforma del sistema degli ammortizzatori sociali». Obiettivo: avere «un prodotto quasi finito a fine mese, prima settimana di luglio». Le parti sociali, sindacati e imprenditori, lamentano però di non essere state più convocate da oltre un mese. Della riforma targata Orlando per ora si sa solo che sarà universale e quindi coprirà anche le attività e i lavoratori attualmente esclusi dalla cig ordinaria. Universale non significa uguale: è probabile che si passerà da un sistema differenziato per settori ad uno dimensionale. Tutti dovranno però contribuire e questo resta il punto veramente dolente. Fino a che non andrà a regime lo Stato dovrà coprire la differenza: di qui l’importanza delle risorse a disposizione per definire il perimetro. Basti pensare che la proposta elaborata dagli esperti nominati dalla ministra Catalfo aveva un costo intorno ai 10 miliardi di euro all’anno. Secondo indiscrezioni anche il «progetto Orlando» dovrebbe aggirarsi su questa cifra.
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La definizione di una riforma degli ammortizzatori (e delle politiche attive) aiuterebbe anche alla soluzione di uno dei problemi che sta per deflagrare: la fine del blocco dei licenziamenti.
La mediazione
Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, sarà uno dei «colleghi coinvolti» nelle prossime ore da Orlando sulla riforma degli ammortizzatori. E anche sulla mediazione sul blocco dei licenziamenti. In casa Pd e tra i Cinquestelle è sempre più forte il pressing per trovare una soluzione meno traumatica e un’uscita più graduale. Si fa avanti la proposta di Enrico Letta: prorogare il blocco in modo selettivo, per alcuni settori ancora fortemente in sofferenza (dal tessile al turismo), e per tutte le vertenze che hanno il tavolo aperto al Mise. Toccherebbe proprio al team di Giorgetti individuare i codici Ateco, per i quali resterebbe il blocco fino al 31 ottobre. Come lo stesso Giorgetti ha ricordato qualche giorno fa infatti la ripresa toccherà in modo diverso settori e settori, ci saranno settori in cui ci sarà carenza di forza lavoro altri con il fenomeno opposto e dobbiamo sforzarci di gestire, in questa fase in cui ci saranno inevitabilmente scompensi tra filiere, di aiutare il ricollocamento dei lavoratori con una formazione e con una capacità di restyling molto veloce rispetto alla fase di crescita forte, difficile da gestire in alcuni settori». Dal canto suo Orlando si dice «ottimista rispetto al fatto che si possano integrare gli strumenti attualmente disponibili con altri che aiutino ad affrontare le situazioni di difficoltà e che tengano conto della diversa entità dell’impatto della crisi sui diversi settori e sullo stato di difficoltà che spesso si era determinato anche prima del Covid in alcune vertenze».
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