Cig, la riforma che supera lo stop ai licenziamenti

Cig, la riforma che supera lo stop ai licenziamenti
di Giusy Franzese
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Giovedì 24 Giugno 2021, 00:37 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 10:34

La riforma degli ammortizzatori sociali entra nelle stanze di via Venti Settembre, sede del ministero dell’Economia. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha bisogno di capire il budget a disposizione. «È un investimento consistente, ma a mio avviso sostenibile. Non sono titolato a dare cifre finché il confronto non sarà concluso» ha spiegato ieri durante la conferenza stampa di chiusura del G20 sul lavoro a Catania, annunciando che da oggi inizierà «a sottoporre ai colleghi ministri maggiormente interessati la proposta di riforma del sistema degli ammortizzatori sociali». Obiettivo: avere «un prodotto quasi finito a fine mese, prima settimana di luglio». Le parti sociali, sindacati e imprenditori, lamentano però di non essere state più convocate da oltre un mese. Della riforma targata Orlando per ora si sa solo che sarà universale e quindi coprirà anche le attività e i lavoratori attualmente esclusi dalla cig ordinaria. Universale non significa uguale: è probabile che si passerà da un sistema differenziato per settori ad uno dimensionale. Tutti dovranno però contribuire e questo resta il punto veramente dolente. Fino a che non andrà a regime lo Stato dovrà coprire la differenza: di qui l’importanza delle risorse a disposizione per definire il perimetro. Basti pensare che la proposta elaborata dagli esperti nominati dalla ministra Catalfo aveva un costo intorno ai 10 miliardi di euro all’anno. Secondo indiscrezioni anche il «progetto Orlando» dovrebbe aggirarsi su questa cifra.

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La definizione di una riforma degli ammortizzatori (e delle politiche attive) aiuterebbe anche alla soluzione di uno dei problemi che sta per deflagrare: la fine del blocco dei licenziamenti.

Come è noto dal primo luglio i settori coperti dalla cig ordinaria (industria e edilizia) potranno iniziare ad organizzare gli organici, anche con esuberi. Il compromesso inserito nel decreto Sostegni bis (cig gratuita ma non sarà possibile licenziare) non lascia per niente tranquilli i sindacati, che sabato scenderanno in piazza per chiedere la proroga del blocco fino a tutto ottobre anche per questi settori. Si teme uno tzunami. E le prime avvisaglie sono già in arrivo: ieri al tavolo al Mise la Whirpool ha confermato che dal primo luglio partirà la procedura di licenziamento collettivo per la chiusura dello stabilimento a Napoli. Da settembre quindi (sono previsti 75 giorni di procedura) 350 operai si troveranno in mezzo a una strada. A nulla per ora sono valse le richieste del governo e dei sindacati. Entro il 30 giugno comunque è prevista una nuova convocazione. 

La mediazione

Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, sarà uno dei «colleghi coinvolti» nelle prossime ore da Orlando sulla riforma degli ammortizzatori. E anche sulla mediazione sul blocco dei licenziamenti. In casa Pd e tra i Cinquestelle è sempre più forte il pressing per trovare una soluzione meno traumatica e un’uscita più graduale. Si fa avanti la proposta di Enrico Letta: prorogare il blocco in modo selettivo, per alcuni settori ancora fortemente in sofferenza (dal tessile al turismo), e per tutte le vertenze che hanno il tavolo aperto al Mise. Toccherebbe proprio al team di Giorgetti individuare i codici Ateco, per i quali resterebbe il blocco fino al 31 ottobre. Come lo stesso Giorgetti ha ricordato qualche giorno fa infatti la ripresa toccherà in modo diverso settori e settori, ci saranno settori in cui ci sarà carenza di forza lavoro altri con il fenomeno opposto e dobbiamo sforzarci di gestire, in questa fase in cui ci saranno inevitabilmente scompensi tra filiere, di aiutare il ricollocamento dei lavoratori con una formazione e con una capacità di restyling molto veloce rispetto alla fase di crescita forte, difficile da gestire in alcuni settori». Dal canto suo Orlando si dice «ottimista rispetto al fatto che si possano integrare gli strumenti attualmente disponibili con altri che aiutino ad affrontare le situazioni di difficoltà e che tengano conto della diversa entità dell’impatto della crisi sui diversi settori e sullo stato di difficoltà che spesso si era determinato anche prima del Covid in alcune vertenze».
 

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