Svolta Unicredit-Montepaschi parte la trattativa in esclusiva

Svolta Unicredit-Montepaschi parte la trattativa in esclusiva
di Rosario Dimito
3 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Luglio 2021, 20:30 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 07:50

Andrea Orcel esce allo scoperto e intavola una trattativa in esclusiva con il Tesoro sul Montepaschi, sbloccando il consolidamento bancario, alla vigilia degli esiti degli stress test sulle grandi banche europee, di cui cinque italiane. Dopo che da una decina di giorni aveva avviato un tavolo negoziale stabile con via XX Settembre, azionista di maggioranza di Mps (64%), ieri in cda che ha approvato la semestrale, Orcel ha portato la proposta concordata con il Mef contenente «i presupposti per una potenziale operazione avente ad oggetto le attività commerciali di Mps, attraverso la definizione di un perimetro selezionato e di adeguate misure di mitigazione del rischio. A tal fine, avvieranno interlocuzioni in esclusiva per verificare la fattibilità dell'operazione». Nel cda di Gae Aulenti il presidente Piercarlo Padoan «ha ritenuto di astenersi, «pur in assenza di qualsivoglia conflitto di interessi e in piena indipendenza di giudizio in ragione del suo precedente incarico di Ministro dell'Economia e delle Finanze» ricoperto nel 2017, quando fu concordato con Bce e l'Europa la ricapitalizzazione precauzionale da 5,4 miliardi.
Ai primi di maggio Orcel ammetteva operazioni straordinarie «non fini a se stesse» ma solo se esse avessero funzionato «da acceleratore della crescita». E infatti, «una potenziale operazione» con Mps «permetterebbe a Unicredit di accelerare i piani di crescita organica e agevolare il raggiungimento di ritorni sostenibili superiori al costo del capitale», spiega in una nota il gruppo milanese.

CONTENZIOSI E NPL


Il negoziato sul perimetro è subordinato a cinque condizioni di base: 1) la neutralità dell'acquisizione rispetto alla posizione di capitale del gruppo su base pro forma: questo significa che eventuali aumenti di capitale conseguenti a shortfall che dovessero esserci (di recente il cda ha annunciato che il fabbisogno potrebbe essere inferiore ai 2 miliardi) saranno a carico dello Stato non di Gae Aulenti; 2) un accrescimento significativo dell'utile per azione dopo aver considerato le possibili sinergie nette dell'operazione ed in ogni caso il mantenimento dei livelli attuali di utile per azione anche prima di tener conto delle possibili sinergie al 2023; 3) l'esclusione di contenziosi straordinari non attinenti all'attività di ordinaria gestione bancaria e di tutti i relativi rischi legali, attuali o potenziali (6,2 miliardi); 4) l'esclusione dei crediti deteriorati (circa 4 miliardi) e l'adeguata copertura (oggi al 47%) di eventuali ulteriori rischi di credito che siano identificati anche a seguito della due diligence attraverso modalità da definire (modello Intesa-banche venete); 5) infine l'accordo sulla gestione del personale in funzione del compendio inerente all'esercizio delle attività commerciali, al fine di assicurare un'integrazione agevole, rapida ed efficace del business nel gruppo. «Durante il periodo di due diligence eseguiremo analisi dettagliate e verificheremo se saremo in grado di definire una transazione che possa soddisfare i parametri concordati.

Allora, e solo allora, avremo gli elementi per decidere se procedere» ha detto Orcel. La base negoziale è di fatto uno spezzatino: della rete commerciale egli non vuole 10-20 filiali del nord-est, Siena e buona parte del sud che andrebbe a Mcc.


Nella misure di mitigazione del rischio, rientrano oltre alla neutralità di capitale, anche i 2,3 miliardi di crediti fiscali (Dta) convertibili in equity utilizzabili nelle fusioni deliberate entro fine 2021 con execution a giugno 2022 Entro la primavera 2022 il Tesoro aveva concordato con le Autorità europee di riprivatizzare Siena.
Con Mps Unicredit si avvicinerebbe alla quota di mercato di Intesa Sp salendo al 17% contro il 19%. Mps, potrebbe contribuire, subordinatamente alla definizione del perimetro, con 3,9 milioni di clienti, 80 miliardi crediti a clientela, 87 miliardi di depositi, 62 miliardi di masse in gestione. «La decisione solo dopo un'attenta analisi» ha precisato Orcel, «troppo presto per dire se lo Stato rimarrà azionista». Il dado è tratto ma la strada è lunga anche perchè dal perimetro Orcel esclude Siena con i suoi 6-7 mila dipendenti. I sindacati sono alla finestra, la Fabi tace dopo aver paventato la «macelleria sociale».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA