Confindustria: accordo sul lavoro e un patto pubblico-privato

Confindustria: accordo sul lavoro e un patto pubblico-privato
di Jacopo Orsini
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Lunedì 3 Maggio 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 10:10

Serve una collaborazione tra pubblico e privato per far ripartire l’Italia. Lo dice il presidente della Confindustria, Carlo Bonomi, che punta a trovare una intesa sulla riforma degli ammortizzatori sociali. Intanto continua il pressing di Cgil, Cisl e Uil per avere un posto ai tavoli sulle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) a partire proprio da ammortizzatori sociali e politiche attive sul lavoro. E soprattutto per avere garanzie sul blocco dei licenziamenti. Domani, secondo quanto annunciato il primo maggio dal leader della Cgil, Maurizio Landini, dovrebbe arrivare la convocazione del premier Mario Draghi per avviare un tavolo con i sindacati.

Il leader degli industriali ha sostenuto che è «un errore a prescindere che il pubblico non ascolti il privato. È fondamentale una grande partnership pubblico-privato se vogliamo far ripartire il Paese».

Bonomi ha invitato quindi a «mettersi a un tavolo a disegnare le riforme. Pa, Giustizia, Fisco, ne abbiamo parecchie da fare. Se vogliamo un Paese nuovo, moderno, inclusivo, noi ci siamo, possiamo dare un contributo». Il pubblico da solo con le sue risorse non basta. «Dobbiamo creare più occupazione, più Pil, e ripagare il debito. Questo si fa tutti insieme», ha avvertito il numero uno degli imprenditori italiani. 

«Oggi - ha continuato Bonomi parlando a Mezz’ora in più su Rai 3 - vedo che tutto quello che Confindustria ha detto negli anni, specialmente nell’ultimo periodo di pandemia, si sta realizzando. Ho sentito i sindacati dire: “Bisogna fare la riforma degli ammortizzatori sociali”. E poi: “Dobbiamo utilizzare meglio il contratto di espansione, dobbiamo azzerare i contatori sulla cassa integrazione ordinaria”. Tutti esempi di cose che noi chiediamo da mesi». 

Sulla cassa integrazione la mediazione possibile si basa proprio sull’azzeramento dei contatori a partire da luglio. Una ipotesi che piace alle imprese e su cui potrebbero trovarsi d’accordo anche i sindacati, fermi nel chiedere una proroga del blocco dei licenziamenti, in scadenza il 30 giugno prossimo, per altri sei mesi. In questo modo le imprese ancora in difficoltà a causa della crisi Covid e che hanno già fatto ricorso alla Cassa integrazione potrebbero utilizzare altre 12 settimane di ammortizzatori sociali senza mandare a casa i lavoratori. Se ci fosse una clausola che impone di utilizzare tutta la cig prima di avviare le procedure per gli esuberi, i sindacati otterrebbero in sostanza lo stesso risultato di uno stop ai licenziamenti. Anche se gli industriali restano contrari a fissare obblighi.

Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, non esita a definire «grave» la situazione della crisi e del suo impatto sull’occupazione (900 mila i posti persi nell’anno della pandemia) e preannuncia una strategia basata su misure di sostegno mirate sulle diverse esigenze di settori e territori colpiti in modo differenziato dall’emergenza. 

Confindustria comunque guarda con fiducia alla «nuova stagione» che si è aperta dopo «il Conte due» e «un governo che aveva un sentimento dichiarato anti-industriale» e cpon una «idea di statalizzazione». «Con il presidente del Consiglio abbiamo un ottima interlocuzione», ha insistito Bonomi, Draghi «ha ben presente cosa va fatto». «Qui c’è un nodo politico, non dobbiamo nasconderci - ha poi sottolineato il capo degli industriali -: se i partiti hanno ben presente cosa deve essere fatto e la delega che danno al presidente del Consiglio. Perché se su ogni argomento è una discussione e una mediazione questo paese avrà grandi difficoltà». «Non possiamo permetterci di perdere tempo - è la conclusione del leader degli industriali - dobbiamo avere un presidente del Consiglio che possa operare».

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