Cashback sospeso fino al 2021, i soldi agli ammortizzatori: «Il bonus ha fallito». Slittano i rimborsi

Cashback sospeso ma riprenderà a gennaio del 2022. Slittano i rimborsi del primo semestre
di Andrea Bassi
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Mercoledì 30 Giugno 2021, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 1 Luglio, 16:17

Per il governo un’altra curva è superata. Questa volta era particolarmente stretta. Ma Mario Draghi e il ministro del lavoro Andrea Orlando, sono riusciti nella difficile mediazione sullo sblocco dei licenziamenti. Ieri il consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che certifica «l’avviso comune» firmato il giorno prima dallo stesso governo con i sindacati e con la Confindustria. 

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I licenziamenti di fatto da oggi sono sbloccati.

Restano congelati, grazie alla Cassa Covid fino al 31 ottobre, solo quelli legati al settore del tessile e della moda. Le altre imprese potranno licenziare. Ma il governo mette a disposizione 13 settimane di Cassa gratuita per tutte quelle che hanno finito gli ammortizzatori e Confindustria “consiglierà” ai suoi associati di accettare la Cig gratuita e rinviare i licenziamenti. Ma se sul tema del lavoro l’accordo raggiunto è stato considerato soddisfacente da tutti, Draghi in apertura del consiglio dei ministri ha deciso di spiegare il perché della sua scelta di fermare il programma di cashback. Una decisione che ha provocato dei mal di pancia soprattutto nel Movimento Cinque Stelle.

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Cashback, il bonus ha fallito

Di fatto, ha spiegato Draghi, il cashback ha mancato le sue promesse. Ha insomma, fallito. La misura, ha detto il premier «ha un carattere regressivo ed è destinata ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori». Ossia, ha aggiunto, ne beneficiano soprattutto i nuclei con capofamiglia sotto i 65 anni e residenti nei grandi centri urbani del Nord. Con un milione di persone in più entrate in povertà dunque, non si possono mettere soldi pubblici nelle tasche magari della ricca borghesia milanese. Il cashback dunque, sarà congelato per sei mesi. Non solo. I soldi che saranno risparmiati da questo stop, 1,5 miliardi, saranno utilizzati per finanziare la riforma degli ammortizzatori sociali alla quale sta lavorando da tempo il ministro Orlando. 

 

Per il cashback non ci sarà soltanto la sospensione di sei mesi. Slittano anche i pagamenti del bonus maturati da gennaio a giugno. L’accredito dei 150 euro, per chi li ha maturati, ci sarà solo a novembre. Mentre il pagamento del supercashback di 1.500 euro per i 100 mila iscritti alla AppIo che hanno fatto più transazioni, avverrà a marzo del 2022, dopo che si sarà esaurita tutta la fase dei controlli e dei ricorsi per evitare che i soldi finiscano nelle tasche dei furbetti che hanno suddiviso i loro acquisti in più transazioni. Scomparso il cashback che, secondo Draghi non ha dato nessuna evidenza di aver aumentato l’uso della moneta elettronica, il governo ha deciso di aumentare il credito di imposta dal 30% al 100% sulle commissioni bancomat alle partite Iva con giro d’affari fino a 400 mila euro. Non solo, viene riconosciuto uno sconto fiscale anche sul canone di affitto dei dispositivi necessari ad accettare i pagamenti elettronici. Ma nel provvedimento approvato ieri dal governo, è contenuta un’altra novità: un fondo da un miliardo di euro per tagliare le bollette elettriche. O meglio, per contenere l’effetto sui costi dell’energia per le famiglie dell’aumento delle materie prime. 

L’andamento

Petrolio e gas da mesi hanno iniziato a correre. Ieri il prezzo medio della benzina ha toccato il record di 1,628 euro alla pompa. Il costo delle materie prime si riversa anche sulle bollette. Secondo i dati dell’Arera, l’Autorità per l’energia, nel primo trimestre del 2021 si registrerà un aumento del costo per l’energia elettrica per la famiglia tipo del +4,5% rispetto al trimestre precedente. Proprio per calmierare questi aumenti il governo ha deciso di intervenire. Nel provvedimento, poi, viene confermato lo slittamento di altri due mesi della notifica delle cartelle esattoriali. L’Agenzia delle Entrate, dunque, non potrà inviare gli atti di riscossione fiscale prima del prossimo primo settembre. 

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