Casa green, traballa la direttiva choc. Spinta dei governi: va cambiata

Il Parlamento Ue pronto a schierarsi contro il divieto di vendita degli immobili inefficienti. A rischio sono soprattutto gli appartamenti nelle periferie, la maggior parte in classe G

Casa, traballa la direttiva choc. Spinta dei governi: va cambiata
di Gabriele Rosana
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Sabato 11 Dicembre 2021, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 10:23

Ultima chiamata prima che la controversa proposta di direttiva europea sulla performance energetica degli edifici veda la luce, mentre fra gli europarlamentari e i governi si prepara la battaglia. È la possibilità in extremis per limare i passaggi che hanno suscitato una levata di scudi nelle scorse ore - fra politica e addetti ai lavori -, dopo le anticipazioni del Messaggero di due giorni fa. Lunedì, come ogni vigilia di riunione del collegio dei commissari, infatti, si vedranno i capi di gabinetto della Commissione per definire i profili rimasti aperti di un testo che - assicurano tutti i bene informati a Bruxelles - è ancora in continua evoluzione. La bozza che vuole imporre la svolta verde all’edilizia prevede anche il condizionamento di vendita e affitto delle case al miglioramento della loro classe energetica, un requisito che è visto come un vero e proprio terremoto capace di affossare il mercato immobiliare in vari Paesi dell’Unione. A cominciare dal nostro. 


«Una notizia di questo tipo destabilizzerebbe le vendite in Italia.

Non siamo pronti», fanno sapere dal Gruppo Gabetti, per cui circa un edificio su due non soddisferebbe i nuovi criteri prescritti da Bruxelles e rischierebbe di rimanere fuori dal mercato. Anche per Immobiliare.it l’ipotesi di nuove regole nei prossimi anni non è realistica, «l’orizzonte temporale è troppo ravvicinato. Serve trovare la giusta sintesi». Per ora, prima di prevedere progressivamente nuove soglie di performance dal 2030 e dal 2033, la stretta Ue si concentrerebbe in prima battuta sulle abitazioni che ricadono nella categoria energetica “G”, la maglia nera delle classi di risparmio. 

L’IMPATTO

Un bel problema per l’Italia. E soprattutto per le famiglie più in difficoltà. Secondo la mappatura dell’Osservatorio immobiliare nazionale e di Enea, infatti, la tipologia dell’abitazione più di frequente oggetto di compravendita nel nostro Paese rientra proprio nell’ultima fra le classi energetiche. Una quota, oltretutto, che tende ad aumentare con la diminuzione del valore dell’immobile: ricade nella categoria G il 58% delle case in estrema periferia. Anche il governo italiano lascia trapelare la sua irritazione, con la sottosegretaria alla Transizione ecologica Vannia Gava, della Lega, per cui «la transizione ecologica non può colpire beni di prima necessità come la casa. L’annunciata direttiva Ue rischia oltretutto di deprezzare il valore degli immobili di chi non potrà permettersi gli interventi di riqualificazione a parità di Imu. Bisogna mettere tutti i cittadini nella condizioni di ammodernare le loro abitazioni, per esempio estendendo il superbonus, o modificare il testo».
Se dalla Commissione la reazione alle anticipazioni è abbottonata («Non commentiamo documenti trapelati»), al Parlamento europeo promettono che la proposta non avrà vita facile.

Nel caso in cui l’esecutivo dovesse tirar dritto per la propria strada, infatti, sarebbe pronto un fronte bipartisan contro la stretta: «Se le indiscrezioni fossero confermate sarebbe l’ennesimo grave tentativo di far pagare ai cittadini europei un costo troppo alto in nome di una scelta ambientale fin troppo ideologica», dice il capogruppo dei Conservatori e riformisti all’Eurocamera Raffaele Fitto, a nome della delegazione di Fratelli d’Italia; mentre secondo la vicepresidente della commissione parlamentare Industria e Energia Patrizia Toia del Pd «non è obbligando i cittadini a fare lavori di ristrutturazione che spesso richiedono un ingente investimento che possiamo pensare di promuovere gli obiettivi di efficientamento energetico del nostro patrimonio immobiliare». Sulla stessa linea anche l’eurodeputato Salvatore De Meo di Forza Italia: «Condividiamo la necessità di raggiungere obiettivi importanti in termini di sostenibilità ambientale, ma per essere credibili e attuabili devono considerare anche la sostenibilità sociale ed economica».

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