Case e la svolta green della classe energetica: tempesta contro Bruxelles che però non cede sui tempi

Levata di scudi in molte capitali europee: si chiede un cambio radicale della direttiva

Le case e la svolta green: tempesta contro Bruxelles che però non cede sui tempi
di Marco Conti e Gabriele Rosana
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Venerdì 10 Dicembre 2021, 00:22

È levata di scudi in Europa e in Italia dopo la diffusione dei dettagli della bozza di Direttiva sulla performance energetica degli edifici anticipata ieri dal Messaggero. La stretta normativa con cui l’Ue vuole imporre la svolta verde anche all’edilizia pubblica e privata, condizionando la vendita o l’affitto di un immobile al miglioramento della sua classe energetica, ha creato non pochi malumori a Bruxelles, in molte capitali europee e una levata di scudi da parte dei partiti. Un’autentica tempesta di critiche, al punto che da ieri sera sul tavolo della Commissione sarebbero arrivate già le misure per introdurre maggiore flessibilità, così come un approccio graduale nella scalata verso l’efficientamento energetico. Una scelta, si sostiene, per gravare il meno possibile sulle tasche di proprietari e acquirenti e non rischiare così di paralizzare il mercato immobiliare.

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Ma non sarà facile modificare granché nella tempistica, visto che proprio i tempi di realizzazione dell’efficientamento sono una delle colonne portanti del provvedimento. I negoziati proseguiranno ancora nei prossimi giorni e fino alla vigilia della presentazione della proposta, prevista per mercoledì prossimo. Le proteste in queste ore però sono state vivaci, in particolare fra gli esponenti del Sud Europa (oltre all’Italia, Spagna e Grecia in particolare). Persino in ambito tecnico si sono addensati dubbi sulla posizione intransigente della Commissione nella fissazione delle citate soglie temporali per l’avanzamento degli standard di rendimento energetico (almeno classe F al 2030, per poi a salire alla E dal 2033).

I margini

Lo stesso comitato interno per il controllo normativo, lo Scrutiny Board, avrebbe sollevato più di un’obiezione.

Alcuni membri della Commissione, insomma, ora sarebbero propensi ad attenuare una parte degli obblighi contenuti nella bozza. Intanto vanno segnalate le parole d’ordine che si vanno diffondendo, ovvero “sussidiarietà” e “proporzionalità”. In breve, gli Stati dovrebbero comunque conservare margini di manovra. 

Se da parte della Commissione il riserbo è massimo («non commentiamo documenti trapelati»), il Parlamento europeo non sta con le mani in mano. Séan Kelly, europarlamentare del centrodestra irlandese e relatore per l’attuazione della direttiva, parlando con il Messaggero si dichiara ottimista. Dice: «La mia lettura delle cose è che alla fine nel testo definitivo che proporrà l’esecutivo ci sarà molta più flessibilità. Diversi punti sono già stati oggetto di revisione, e il lavoro sta continuando, compresa la ridiscussione delle classi di consumo».

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D’accordo anche l’eurodeputata del Pd Patrizia Toia, vicepresidente della commissione Industria (quella che si occuperà di discutere ed emendare la proposta di direttiva). «Da quel che mi risulta - precisa - la Commissione ha cominciato a riconsiderare la versione più dura del testo, dove compare il divieto di vendita e affitto in mancanza di adeguamento energetico. Ma nel caso in cui così non fosse non sarei l’unica a dare battaglia e pronta a votare contro». «Non è la prima volta che la Commissione fissa degli obiettivi senza fornire gli strumenti per realizzarli», attacca il coordinatore nazionale di FI Antonio Tajani. «E’ una proposta inaccettabile - continua Tajani - che deprezzerebbe il mercato immobiliare di tutta Europa». «E’ la solita eurofollia contro cui siamo pronti a fare le barricate», sostiene l’europarlamentare leghista Paolo Borchia. «E’ un colpo alle tasche degli italiani», afferma la deputata di FdI Monica Ciamburro che annuncia anche di aver presentato un’interrogazione al premier Draghi e al ministro Cingolani per aver lumi sulla questione.

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