Cartelle esattoriali, nuovo saldo e stralcio e cancellazione sotto i 1.000 euro: ecco come funzionerà

Il governo pronto a calare sul tavolo la carta della maxi sanatoria per smaltire l’enorme arretrato che ingolfa gli uffici dell’Agenzia delle Entrate

Cartelle esattoriali, nuovo saldo e stralcio e cancellazione sotto i 1.000 euro: ecco come funzionerà
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Domenica 6 Novembre 2022, 19:07 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 10:25

L’obiettivo è chiudere i conti con il passato cancellando una montagna di cartelle esattoriali di importo medio-basso e poi ripartire con la riforma fiscale. Il governo pronto a calare sul tavolo la carta della maxi sanatoria per smaltire l’enorme arretrato che ingolfa gli uffici dell’Agenzia delle Entrate. Il progetto al quale lavora è chiaro. Si tratta, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, di aprire una nuova era nei rapporti tra fisco e contribuenti, ispirata alla reciproca fiducia e al riequilibrio dei rapporti tra cittadini e Stato. Primo passo, appunto, una sanatoria ad ampio raggio sulle cartelle esattoriali.

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IL MECCANISMO

Il meccanismo che la nuova maggioranza sta mettendo a punto prevede una operazione di “Saldo e stralcio”, fino a 2mila e 500 euro (ma la Lega spinge per una soglia più elevata), per le persone in difficoltà (con il versamento del 20 per cento del debito e il taglio del restante 80 per cento) e, in caso di importi superiori, il pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5% in sostituzione di sanzioni e interessi, con rateizzazione automatica in 10 anni.

Per le situazioni che precedono l’invio della cartella esattoriale, invece, il governo ipotizza una “tregua fiscale”, con la formula del 5+5: imposta definita attraverso una interlocuzione con l’amministrazione finanziaria, una sanzione forfettaria al 5% e la rateizzazione automatica in 5 anni. Quanto alle cartelle esattoriali di importo inferiore a mille euro, l’ipotesi è quella dello stralcio: cancellazione.  La logica che ispira queste mosse parte da un dato di fatto che neppure l’opposizione mette in discussione: la riscossione delle tasse, che pure è migliorata negli ultimi 15 anni dopo la riconversione dai privati allo Stato, continua a non funzionare perfettamente, tanto che nel tempo si è accumulato uno stock di cartelle esattoriali di millecento miliardi.

Circa ventitré milioni di italiani hanno una cartella esattoriale sul tavolo e la Corte dei Conti ha spiegato che di questi arretrati si può recuperare appena il 7%. «L’Agenzia Entrate - ha spiegato recentemente Maurizio Leo, responsabile economico di Fratelli d’Italia - deve togliere di mezzo le cartelle inesigibili, perché lì non si potrà riscuotere niente e quindi bisognerà fare pulizia di quelle cartelle. Poi - ha proseguito Leo - abbiamo le cartelle di ammontare inferiore: se andiamo a mettere a raffronto queste cartelle da recuperare e il costo di recupero, il costo di recupero è superiore all’ammontare richiesto». La preoccupazione del centro-destra è evidente: da alcune settimane il blocco dell’invio delle notifiche fiscali agli italiani in difficoltà con la pandemia è stato rimosso ed ora una valanga di provvedimenti sta per abbattersi sui cittadini.

CARTELLE IN ARRIVO

Secondo i calcoli di Federcontribuenti, tra la fine del 2022 e i primi mesi del prossimo anno pioveranno 10 milioni di cartelle di pagamento. E a questa montagna di carte, vanno aggiunte 3 milioni di cartelle che Agenzia delle Entrate e altri enti (come ad esempio l’Inps) stanno elaborando in queste settimane. Il timore è che questa massiccia operazione possa determinare anche una moltiplicazione degli errori. Su questo punto si fa riferimento alle statistiche degli ultimi 5 anni. Le cartelle esattoriali errate, ovvero le cosiddette cartelle pazze, sono circa il 56% delle emissioni. E gli errori principali (nel 30 per cento dei casi) riguardano la decadenza e la prescrizione del tributo o l’emissione di cartelle per tributi già pagati.

Fonti alle prese con il dossier sanatoria sono convinte che l’operazione sarà un successo e che non si ripeterà il flop di 6 anni fa quando la rottamazione fiscale che riguardò tutto il “magazzino crediti” tributari accumulati dal 2000 al 2016 (772,4 miliardi) alla fine portò in cassa poco meno di 9 miliardi. Stavolta andrà in modo diverso, giurano dal centro-destra. Convinto che la formulazione della normativa saprà anche superare le note perplessità di Consulta e Fondo monetario che in più di una circostanza si sono espresse contro forme di perdono dei debiti fiscali nei confronti dello Stato.

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