Bollette, centri commerciali al buio: spento il 30% delle luci. Un negozio su due in crisi

I proprietari delle attività commerciali chiedono di rateizzare le spese e gli affitti

Caro bollette, centri commerciali al buio: spento il 30% delle luci. Un negozio su due in crisi
di Francesco Bisozzi
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Mercoledì 12 Ottobre 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 13:07

Lo shock energetico ora spegne una luce su tre nei centri commerciali. Sarebbero circa il 70% gli shopping mall a rischio in Italia per via del caro bollette, parliamo di oltre 800 strutture, costruite principalmente tra il 1990 e il 2010, a cui mancano dai pannelli fotovoltaici alle lampadine a led. Molti di questi poli, per cercare di sopravvivere, hanno già abbassato l’illuminazione artificiale del 30% circa: meno luci nelle gallerie, meno insegne accese, meno scale mobili in funzione e meno luminarie in vista del Natale. Non solo. Nei centri commerciali, da quanto emerso da una ricognizione del Messaggero, oltre metà delle attività commerciali fatica a saldare le spese condominiali e chiede di rateizzare i pagamenti: sono in tutto 40mila i negozi presenti negli shopping mall tricolori, di cui 20mila a corto di liquidità per effetto della crisi. 

L’ORLO DEL BARATRO
Nei centri commerciali le bollette sono aumentate anche dell’80% in un anno.

Ad agosto un centro di medie dimensioni ha sborsato in media sui 300mila euro per l’energia. In tutto sono 1.260 i poli commerciali presenti sul territorio nazionale, con in pancia 40mila negozi di cui 7.500 a gestione familiare. «Abbiamo bisogno di più sostegni. I centri commerciali, in ragione del rilevante apporto fornito alla comunità nazionale in termini di occupazione e di garanzia della disponibilità di beni e servizi essenziali, sono importanti consumatori di energia, analogamente ad altre attività economiche e produttive classificate come energivore», sottolinea Roberto Zoia, presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc). Quest’ultimo ha da poco approvato le linee guida per ridurre i consumi energetici del 10%, rispetto a quelli registrati nella precedente stagione invernale. Come? Riducendo dal 20 al 30% l’intensità luminosa delle parti comuni e dei parcheggi, sempre ovviamente nel rispetto delle normative e dei requisiti di sicurezza in favore di clienti e lavoratori. O spegnendo le insegne commerciali (esterne e interne) negli orari di chiusura e in quelli diurni quando il tempo è buono e la luce naturale arriva a sufficienza. Per quanto riguarda la temperatura, il termostato a Natale verrà impostato tra 17 e 19 gradi. 

GLI AFFARI A RISCHIO
«La situazione non è ancora drammatica, ma se le tariffe per le forniture di luce e gas dovessero continuare a salire, molti dei negozi presenti nei centri commerciali potrebbero essere costretti ad arrendersi», prosegue Zoia, «al momento bar, ristoranti e negozi di abbigliamento sono quelli messi maggiormente a dura prova dalle bollette in ascesa». Vale 139 miliardi il volume d’affari dell’industria dei centri commerciali, con un’incidenza sul Pil pari al 7,5%. Il settore dà lavoro a 70mila persone. L’intensità dei consumi energetici al metro quadro per i centri commerciali è pari in media a 200 kilowattora l’anno. Prendete per esempio il centro commerciale Tiburtino, a Guidonia. Qui la bolletta della luce ad agosto ha toccato i 300mila euro, ovvero il 60% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Di pannelli solari non vi è traccia, ma per fortuna le gallerie godono di giorno della luce naturale che passa attraverso i soffitti di vetro. Al Tiburtino per risparmiare sulle bollette è stato anticipato di mezz’ora l’orario di chiusura. Altri poli commerciali stanno correndo ai ripari. Come Il Castello di Ferrara, con una superficie di 37mila metri quadrati, che da questo inverno per riscaldare gli spazi comuni utilizzerà le risorse geotermiche allacciandosi alla rete di Hera.
 

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