Caro-bollette, Cingolani in Procura: «I colossi della finanza dietro l’exploit del gas»

Il ministro: «I responsabili dei rialzi? Hedge fund e i grandi intermediari globali»

Caro-bollette, Cingolani in Procura: «I colossi della finanza dietro l’exploit del gas»
di Valentina Errante
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Venerdì 25 Marzo 2022, 00:46

Le manovre speculative di banche d’affari e intermediari finanziari sul Ttf (il mercato di riferimento per lo scambio del gas naturale): sarebbe questo lo scenario che fa da sfondo all’impennata dei prezzi del carburante e dell’energia. Il primo testimone, convocato in procura a Roma per fare luce sulle cause degli aumenti, è il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Due ore davanti al procuratore capo Francesco Lo Voi, per chiarire i contorni di quella che lo stesso responsabile del Mite, nelle scorse settimane, aveva definito «una colossale truffa»: dichiarazioni che avevano portato gli inquirenti ad aprire un fascicolo per manovre speculative sulle merci. Così, mentre in un’audizione al Senato il comandante generale della Guardia di Finanza delegata alle indagini Giuseppe Zafarana illustrava il piano straordinario di controllo, Cingolani forniva ai pm i numeri della speculazione che risulta, però, essere solo uno degli aspetti che ha provocato l’impennata dei prezzi, con extraprofitti quantificati dall’Agenzia internazionale dell’energia in 200 miliardi a favore dei grandi distributori di energia europei. 

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LA SPECULAZIONE
Il problema, come il ministro aveva già illustrato a Palazzo Madama, riguarderebbe in particolare la speculazione sul mercato olandese, il Ttf (Title transfer facility), e sul Psv, il Punto di scambio virtuale italiano.

Operazioni che nulla avrebbero a che vedere con la guerra in Ucraina, se non dal punto di vista speculativo. Il nodo, ha spiegato Cingolani, riguarda i contratti finanziari che puntano non all’effettivo acquisto di gas per rivenderlo, ma solo sulle previsioni di crescita del prezzo alimentando le scommesse al rialzo: tanto che all’inizio di marzo, a fronte di 218 soggetti finanziari esposti sul gas trattato al Ttf, 164 erano hedge fund e banche d’affari, da Goldman Sachs a Morgan Stanley. Così il giorno dell’inizio della guerra il valore del gas è schizzato alle stelle, sebbene le transazioni con Mosca non avessero subito modifiche. Del resto, già all’inizio di febbraio la Shell aveva segnalato un’ondata anomala di presenze di hedge fund e altri intermediari nei mercati del gas europei che avrebbero contribuito a far aumentare i prezzi. L’avvertimento non è stato ascoltato. 

Ma ieri, in Senato, è stato anche il giorno della relazione sull’attività svolta del comandante generale della Guardia di Finanza, con un capitolo dedicato proprio alle verifiche sull’aumento dei prezzi di carburante ed energia. 

LE VERIFICHE
Accertamenti che riguardano anche la filiera commerciale di distribuzione, con alcune società che vendono sul mercato milioni di litri di carburante interponendo società fittizie per evadere l’Iva e far aumentare i prezzi. Per questo i militari hanno avviato controlli sulle comunicazioni relative al prezzo medio di acquisto, produzione e vendita dell’energia elettrica, del gas e del petrolio e verifiche sul territorio per rilevare possibili manovre speculative. Zafarana ha spiegato che lo scoppio della guerra in Ucraina ha fatto emergere «un ulteriore fenomeno di rincaro dei prodotti energetici», che a sua volta si interseca con le frodi fiscali già in essere. Si assiste così, ha spiegato, «da un lato all’importazione del prodotto in evasione di Iva e accise e dall’altro all’immissione in consumo dei prodotti a prezzi elevati». Un quadro che la Finanza intende contrastare con diverse azioni e in collaborazione con la magistratura, organi istituzionali, autorità indipendenti e soggetti pubblici ai quali spettano funzioni di garanzia, regolazione e controllo. 
Del resto anche il Garante per la concorrenza ha chiesto approfonditi chiarimenti alle maggiori compagnie petrolifere sugli eccezionali aumenti di prezzo, delegando ancora una volta alla Guardia di Finanza a verificare un’eventuale violazione delle norme in materia di abuso di posizione dominante o di intese restrittive della concorrenza.
 

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