Caro bollette, la resa. «Vendo i miei supermarket a Napoli, chiedo scusa ai dipendenti ma così non posso farcela»

Ferdinando Fabiano, 59 anni, amministratore unico di due aziende ha scritto a "Il Mattino"

Caro bollette, la resa: «Vendo i miei supermarket a Napoli, chiedo scusa ai dipendenti ma così non posso farcela»
di Gennaro Di Biase
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 31 Agosto 2022, 12:31 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 05:53

Supermercati in chiusura per il caro energia. Si sfoga con rammarico, Ferdinando Fabiano, 59 anni, amministratore unico di due aziende, la Mefa srl e la Metodi srl, che gestiscono 5 market («3 dal marchio Md e 2 Todis») tra Soccavo, Volla, Cercola e Casoria. Fabiano ha scritto al Mattino” di Napoli, nei giorni scorsi, per denunciare la sua «frustrazione» e «il vicolo cieco imprenditoriale in cui mi ritrovo. Le mie aziende, con questi rincari in bolletta, presentano un bilancio sempre in negativo. L'incubo maggiore è interrompere le attività senza poter pagare i dipendenti. Sono stati proprio loro, nei mesi più duri della pandemia, a rischiare in prima persona per garantire il diritto alla spesa per i cittadini. Non entro nel merito dei motivi che hanno portato agli aumenti ma sottolineo la gravità del problema, l'inconsistenza dei sostegni messi in campo dalla politica».

Luce e gas, aumenti del 500%: il panificio veneto taglia il personale e chiude le sedi

Coro bollette, il “Caffè Roma” di Ancona chiude dopo 22 anni: «Costi triplicati, è peggio del Covid»

Come mai questa crisi così profonda?

«Le bollette sono diventate insostenibile.

Non si riesce ad andare avanti: per i miei 5 supermercati fatturiamo circa 1 milione al mese, con un utile di 170mila euro. Cifra con cui devo pagare stipendi per circa 90mila euro a 70 famiglie, più le spese. Nel mese di luglio ho pagato 76mila euro di energia: non posso più sostenere questi costi».

E cosa ha intenzione di fare?

«Andrò avanti fino a che non mi staccano la corrente. L'ultimo supermercato preso in gestione era quello di Soccavo, ma non posso pagare. Quando e se interromperanno le forniture, purtroppo, dovrò chiudere. È dolorosa la decisione che prevede la chiusura di 2 dei 5 (quelli con minor fatturato) e alla chiusura dei reparti dei surgelati e dei freschi (quelli con maggior consumo di elettricità), con la conseguente riduzione del 50% del personale restante. Voglio chiedere scusa pubblicamente ai dipendenti che verranno licenziati. Sanno bene che facevano parte di una unica famiglia dove tra i primi a scendere al fronte era il sottoscritto. Un anno fa il costo mensile della bolletta energetica andava dai 2.300 euro per il supermercato più piccolo ai 7.500 per quello più grande. Dal bimestre settembre-ottobre 2021 c'è stato un graduale ma costante incremento del costo fino ad arrivare a luglio 2022, dove per il supermercato più piccolo si è passati dai 2.300 ai 14.500, mentre per quello più grande dai 7.500 ai 22.500. Siamo già in un range di aumento del 200/300%».

Non vede soluzione?

«Nel caso specifico delle mie aziende, non è possibile intervenire sui prezzi di vendita. Essendo affiliato, i prezzi sono stabiliti dalla casa madre. È lodevole l'intervento del governo sull'eliminazione degli oneri di sistema e sul credito d'imposta concesso sull'incremento di costo, ma servono incentivi più efficaci, con urgenza. Non possiamo lottare se siamo già sconfitti in partenza. Il mio margine di guadagno è inferiore alle spese che devo sostenere. Se volessi pagare le bollette, ogni mese dovrei perdere 50mila euro per fronteggiare i costi aziendali. I condizionatori li stiamo già spegnendo. Ripeto: a giugno ho potuto pagare, ma solo perdendo soldi e investendone nell'azienda al di fuori dell'utile. Ho il terrore di non riuscire a pagare i miei 70 dipendenti: ecco perché stiamo cercando di vendere l'attività a chi ha disponibilità economiche maggiori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA