Cantieri, idea anti-rincari. Adeguamenti automatici per i prezzi delle materie

Nuovo meccanismo nel decreto Sostegni: il ministero fisserà le linee per i “prezzari”. Confermata la stretta al Superbonus, protesta dei costruttori e delle banche

Cantieri, idea anti-rincari. Adeguamenti automatici per i prezzi delle materie
di Luca Cifoni
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Venerdì 28 Gennaio 2022, 22:14 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 01:19

Il governo tenta di correre ai ripari per salvare le gare per le infrastrutture, in particolare quelle finanziate dal Pnrr, messe a rischio dall’ondata di aumenti dei costi dei materiali che sta travolgendo l’edilizia. Nella versione definitiva del decreto Sostegni ter, pubblicata in Gazzetta ufficiale, è stato inserito un meccanismo rafforzato di adeguamento dei prezzi. Che però è giudicato troppo macchinoso dai costruttori dell’Ance. I quali, insieme ad altre associazioni di categoria tra cui l’Abi, protestano anche contro la nuova stretta sul superbonus 110%, che nel testo è stata confermata con il divieto di cessione multipla dei relativi crediti d’imposta.

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I corrispettivi

Le novità in tema di corrispettivi da riconoscere alle imprese che si aggiudicano appalti pubblici sono diverse.

Toccherà al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili (Mims), sentiti l’Istat e il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, (previa intesa della Conferenza Stato-Regioni) stabilire gli standard da utilizzare per definire i prezzari regionali, quelli utilizzati dalle stazioni appaltanti come base di riferimento per i valori degli appalti pubblici. Viene poi chiesto all’Istat di approntare su base semestrale un nuovo calcolo delle variazioni dei prezzi dei materiali più rilevanti per l’esecuzione delle opere pubbliche; queste variazioni verranno recepite dal Mims come riferimento comune per le diverse stazioni appaltanti.

Un’ulteriore modifica riguarda l’attuale meccanismo di ripartizione dei benefici e degli oneri derivanti da aumenti dei prezzi dei materiali che intervengono dopo l’aggiudicazione dell’appalto; l’obiettivo è una distribuzione più equilibrata tra le parti. In base alle nuove regole, in presenza di variazioni annuali dei costi dei materiali superiori al 5% (non più del 10%), la parte eccedente questa percentuale verrà assorbita per l’80% (non più 50%) dalle stazioni appaltanti. Analogo meccanismo viene previsto in caso di riduzione dei costi dei materiali. Dunque, fa notare il Mims, rispetto al regime precedente si riducono significativamente gli oneri che l’impresa deve assumere a fronte di forti aumenti dei costi dei materiali. Inoltre, al fine di incrementare ulteriormente la trasparenza del mercato, favorire la concorrenza e ridurre i rischi di contenzioso, le stazioni appaltanti sono obbligate a inserire nei documenti di gara la clausola di revisione dei prezzi, che finora era facoltativa.

La preoccupazione

La mossa del governo risponde ad una preoccupazione molto forte per l’effetto del caro-materiali sulle gare per le infrastrutture, in particolare quelle del Piano di ripresa e resilienza. Preoccupazione che aveva spinto il ministro Enrico Giovannini a ipotizzare una possibile (ma complicata) revisione del piano in sede europea. Il nuovo sistema inserito nel decreto viene però giudicato ancora troppo macchinoso e di fatto non automatico dall’Ance, l’associazione dei costruttori, che avrebbe preferito un meccanismo più diretto sul tipo di quello adottato in Francia. Ancora meno piacciono le novità in tema di superbonus definite «un’ipoteca sui cantieri». «I nuovi vincoli alla cessione dei crediti avranno un impatto pesantissimo sui lavori in corso, con il rischio di creare migliaia di contenziosi e di bloccare interventi già avviati con gravi ripercussioni sociali ed economiche» ha avvertito il presidente dei costruttori Gabriele Buia. La contrarietà arriva da parte del mondo bancario. I «forti vincoli anche con effetti retroattivi, creano incertezza anche sui contratti già stipulati» ha sottolineato il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini. In campo pure Confartigianato che con il presidente Marco Granelli ha scritto al premier Draghi.

La sollevazione del mondo delle imprese ha trovato un’eco in quasi tutte le forze politiche, a partire dal Movimento Cinque Stelle, che due anni fa si era fatto promotore del 110 per cento. L’idea è intervenire in sede di conversione del decreto quanto meno per spostare in avanti la data del 7 febbraio a partire dalla quale scatta la “tagliola” sui crediti. Ma visti i tempi stretti non è esclusa la possibilità di inserire il tentativo di marcia indietro in un diverso provvedimento legislativo.
 

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