Buoni postali, boom dei rendimenti: effetto inflazione, in un mese da 0,5 al 2% i titoli fruttiferi

In meno di un mese la remunerazione del titolo ordinario è passata da 0,5 a 2%. Finisce l’era dei tassi quasi a zero: così Cdp prova ad attrarre le famiglie

Buoni postali, boom dei rendimenti: effetto inflazione, guadagni quadriplicati
di Andrea Bassi
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Sabato 9 Luglio 2022, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 00:18

In poco meno di un mese, i tassi offerti sui Buoni fruttiferi postali emessi dalla Cassa depositi e prestiti sono saliti fino, in alcuni casi, a quadruplicarsi. Anche questo, se si vuole, il segno di un ritorno al passato. A quando cioè, gli italiani dovevano convivere con una inflazione elevata ma riuscivano a proteggere in qualche modo il loro risparmio depositando i loro risparmi alle Poste o comprando titoli di Stato. Con il caro-vita che viaggia al ritmo dell’8 per cento, l’era del risparmio remunerato con mini-tassi d’interesse volge al termine. Già il Tesoro aveva fatto da apripista un paio di settimane fa con l’emissione del Btp Italia, un titolo che garantisce un rendimento dell’1,60 per cento oltre il recupero integrale dell’inflazione. Inoltre gli stessi titoli di Stato su scadenze tra i sei e i venti anni hanno tassi che oscillano tra il 2,5 e il 3,5 per cento.

Insomma, anche Cassa depositi e prestiti si è dovuta adeguare, provando a ridare appeal anche ai Buoni postali, uno dei prodotti più apprezzati dai piccoli risparmiatori italiani.

In meno di un mese, il gruppo pubblico ha alzato per due volte i rendimenti. L’ultima il 6 luglio scorso. Il tasso del classico Buono fruttifero ordinario a 20 anni, è stato quadruplicato. Il rendimento annuo lordo medio a scadenza del titolo emesso dal 9 giugno scorso, era ancora solo dello 0,50 per cento. Quello emesso a partire dal 6 luglio è stato portato al 2 per cento. Il balzo è ancora più evidente se si considera l’emissione che è restata in piedi da dicembre del 2021 fino al 9 giugno scorso e che aveva un rendimento lordo annuo a scadenza di solo lo 0,30 per cento. Sembra passato un secolo, e invece sono trascorsi soltanto sette mesi. 

L’IMPENNATA

L’impennata dei rendimenti vale per tutte le nuove emissioni dei Buoni postali. Quello a 16 anni (il Bfp 4X4) ha un rendimento crescente dall’1 al 3%, contro un tasso che andava dallo 0,30% all’1,25% dell’emissione di giugno. Il Buono a 12 anni (Bfp 4X3), renderà dallo 0,75% al 2% per chi lo tiene fino alla scadenza. Il tasso precedente partiva dallo 0,20% e si fermava all’1%. Il Buono a 6 anni (BfP 3X2), adesso rende lo 0,75% per i primi tre anni e l’1,75% dal terzo al sesto anno. Chi ha sottoscritto lo stesso prodotto un mese fa, ha dovuto accontentarsi di un rendimento dello 0,2% per i primi tre anni e dello 0,5% per i successivi tre. 
È evidente che i nuovi tassi renderanno più agevole anche la raccolta del risparmio da parte delle Poste, che collocano i Buoni fruttiferi. Per la società guidata da Matteo Del Fante sarebbe stato probabilmente difficile continuare a vendere Buoni postali con un rendimento da zero virgola e con una inflazione galoppante. Ma soprattutto con un’offerta di rendimenti molto più allettante da altri canali che avrebbe potuto indurre il risparmiatore postale ad accollarsi maggiori rischi, ai quali non sempre è abituato, per ottenere rendimenti in grado di mettere al riparo i risparmi dal caro-prezzi. Anche considerando che sui conti correnti degli italiani sono fermi oltre mille miliardi di euro. Movimentare questo risparmio, insomma, è un obiettivo. Resta da capire perché l’adeguamento dei tassi dei Buoni del 9 giugno scorso non abbia già tenuto conto del nuovo scenario. Ma comunque chi in questo mese avesse sottoscritto i Buoni a rendimenti più bassi, può disinvestire senza nessuna penale e sottoscrivere le nuove emissioni decisamente più allettanti. I Buoni, del resto, garantiscono sempre il rimborso del capitale. 

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