PIATTAFORMA
Si tratta dell’ultima versione di questo inedito provvedimento che aveva causato anche qualche scintilla tra il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Da notare che nel testo non viene utilizzata più la parola “buca”, di per sé riduttiva e inadeguata per giustificare l’intervento dell’Esercito, ma si preferisce parlare di «ripristino della piattaforma stradale». Nella sostanza cambia poco: sempre buche e asfalto dissestato sono i protagonisti di questo piano straordinario che non ha precedenti.
Ma quando e con quali strumenti dovrebbero arrivare gli specialisti del Genio militare, con interventi che ricordano quelli eseguiti, solo per fare un esempio, ad Amatrice quando crollarono strade e ponti a causa del sisma? Il Ministero della Difesa sarà coinvolto «nei casi emergenziali» ed è anche autorizzata una spesa ulteriore di «5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 per l’acquisto di mezzi strumentali al ripristino delle piattaforme stradali». Ancora: «Gli oneri sostenuti per il concorso del Ministero della Difesa sono ristorati da Roma Capitale». Cosa significa? Lo spiega la relazione illustrativa dell’emendamento: «Roma Capitale dovrà disporre delle aperture di credito a favore di uno o più funzionari delegati dal Ministero della Difesa, per provvedere al ripianamento degli oneri direttamente o indirettamente sostenuti e quantificati sulla base delle tabelle del Ministero stesso». In altri termini: il Genio dell’Esercito interviene, ma per le spese sostenute poi si rivale su Roma Capitale, che però può contare sulle risorse previste, vale a dire i 40 milioni di euro per l’anno 2019 e i 20 milioni del 2020. Resta una domanda che rischia di alzarsi da tutte le altre città d’Italia che hanno analoghi problemi nel sistemare le strade: per quale ragione l’Esercito riparerà solo le vie di Roma?
POSSIBILITÀ
L’emendamento scritto dai 5 Stelle lo spiega in questo modo: «Le Forze Armate, oltre ai compiti istituzionali e principali di difesa dello Stato e della salvaguardia delle libere Istituzioni, concorrono allo svolgimento di compiti specifici in circostanze di pubblica calamità e altri casi di straordinaria necessità e urgenza». Sintesi: le buche di Roma sono una calamità. Ma chi decide quando chiamare l’Esercito, quando insomma è davvero a rischio la pubblica incolumità? «Sarà concordato un protocollo d’intesa per la costituzione di un tavolo tecnico presieduto dalla Prefettura di Roma con la partecipazione dei rappresentanti del dicastero interessato e del Comune». Commenta il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica: «Utilizzo delle Forze armate a supplenza di altre istituzioni pubbliche è la dimostrazione di un Paese che viaggia a passo svelto verso l’inciviltà».
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