Freni: «In arrivo un nuovo Btp che premia il risparmio. Procedure semplificate e con l'home banking»

Il sottosegretario all'Economia: «L'emissione sarà destinata al retail»

Freni: «In arrivo un nuovo Btp che premia il risparmio. Procedure semplificate e con l'home banking»
di Luca Cifoni
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Giovedì 16 Febbraio 2023, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 11:50

Sottosegretario Freni, il governo vuole che i risparmiatori italiani possiedano una quota più ampia del debito pubblico, come era negli anni 80. Questo è un modo per renderlo più sostenibile e meno esposto alle fluttuazioni?
«Rispetto agli anni 80 il nostro debito ha oggi una vita residua medio-lunga: questo lo rende meno sensibile alle fluttuazioni dei tassi e meno esposto a dinamiche speculative esterne. Sia chiaro, l’obiettivo non è nazionalizzare il debito, quanto garantire un rapporto più diretto tra il risparmio e l’economia nazionale».

Concretamente, il Tesoro sta pensando a nuove emissioni che si aggiungeranno a quelle del Btp Italia e del Btp futura. Quali caratteristiche avranno i nuovi titoli per risultare più appetibili ai risparmiatori domestici?
«L’idea è quella di raggiungere direttamente il risparmiatore medio: un titolo facile da acquistare, anche tramite home banking o sportelli postali, con un rendimento interessante non necessariamente legato all’inflazione, magari con un premio finale.

I tecnici del Mef stanno studiando la soluzione migliore, nel rispetto dei vincoli europei».

In generale secondo lei ha un senso l’idea - che ogni tanto ricorre - di provare a dirottare una quota più grande del risparmio italiano verso l’economia reale?
«Il risparmio italiano ha costituito, e costituisce tutt’oggi, il miglior indice di resilienza della nostra economia. Tutti possiamo contribuire allo sviluppo del Paese investendo nel sistema Italia, ciascuno mettendo un mattoncino: le fondamenta sono solide, ma i muri da costruire sono tanti, e con il supporto di tutti si fa prima e meglio».

Ma a quali strumenti sta pensando?
«Serve, anzitutto, creare un piano industriale di lungo periodo che diventi punto di riferimento per gli investitori; quindi, è necessario saldare un’alleanza con tutti quegli attori istituzionali che possono agevolare gli stakeholder economici che operano sul mercato Italia. Un ruolo centrale in questa dinamica potranno averlo le casse e le fondazioni bancarie italiane, supportando gli investimenti in economia reale, secondo un sistema di priorità chiaro e funzionale a garantire al Paese investimenti valore».

Intanto in Europa non sembra trovare consensi l’idea di un nuovo fondo per affrontare la crisi energetica e tenere il passo degli Usa. Il Pnrr nato dal Covid resterà un caso unico di ricorso al debito comune?
«Mi sembra si voglia continuare a guardare all’Europa di ieri, piuttosto che costruire quella di domani. Nelle conclusioni del Consiglio è stato ribadito che “l’Unione europea agirà con determinazione al fine di garantire la propria competitività a lungo termine e prosperità”: ciò nonostante, sembra mancare proprio la determinazione per costruire una concreta visione di politica industriale capace di preservare il mercato unico e di promuovere le imprese europee fin dove è necessario. Gli obiettivi sembrano chiari, sugli strumenti c’è ancora molto da fare».

Che rischi vede?
«Fino a quando l’Europa preferirà polarizzare gli interessi dei singoli Paesi piuttosto che rafforzare le istituzioni sovranazionali, finché gli interessi industriali di alcuni prevarranno su una visione di sistema dell’economia europea, sino ad allora continueremo a consegnare l’Europa ed il suo mercato all’irrilevanza. Non proprio la scelta migliore per il futuro dei nostri figli».

Anche se l’inflazione sembra iniziare ad attenuarsi, dopo il 31 marzo serviranno nuovi aiuti per famiglie e imprese.
«La vera domanda è quanto la componente energetica influenza ancora la nostra inflazione, ma soprattutto quanto la influenzerà in futuro. La risposta nell’immediato è: molto. La gran parte degli aumenti dei prezzi che abbiamo sperimentato sono dovuti al rialzo dell’energia. Per il futuro tutto invece dipenderà da quanto i prezzi dell’energia si trasferiranno sui prezzi finali. L’obiettivo è duplice quindi: contenere l’inflazione e limitare al suo interno la componente energetica».

Ma come?
«Ora che siamo fuori dalla fase più strettamente emergenziale occorre ripensare la dinamica degli aiuti a famiglie e imprese, beninteso senza lasciare indietro nessuno. Quindi più spazio a sistemi che incrocino il supporto statale anche a un processo di valutazione dei consumi».

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