Dopo Juncker, May vedrà il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e il coordinatore del comitato per la Brexit Guy Verhofstadt, oltre al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
Il concetto che la premier britannica intende riaffermare oggi in sede Ue è molto semplice: il Regno Unito non può restare "intrappolato" a tempo indeterminato nel backstop, la garanzia sul confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord imposta dall'Ue nell'accordo di divorzio sulla Brexit.
E, nonostante il "no" a rinegoziare l'accordo ripetuto ieri da Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, May cerca una modalità condivisa per alleggerire il backstop come condizione per ottenere la ratifica del Parlamento britannico al testo bocciato a gennaio.
Ad attendere l'auto di May davanti al Berlaymont si è presentato anche un manifestante con un cartello con la scritta "non andate a sbattere" e l'immagine di una macchina che precipita in mare. Un avvertimento efficace la cui chiave ironica ha, per un attimo, spezzato il clima di tensione che si respira oggi a Bruxelles all'indomani della provocazione di Tusk. Alla vigilia della sesta visita della May a Bruxelles Tusk ha infatti trovato un "posto all'inferno per quanti hanno promosso la Brexit senza nemmeno avere un piano per portarla a termine in sicurezza". Affermazione che ha scatenato una bufera di polemiche oltremanica oltre a intascare la risposta glaciale di Downing street.
May, ieri, è tornata a escludere, almeno per ora, l'ipotesi di una richiesta di proroga a Bruxelles dei termini dell'articolo 50, e quindi di rinvio della data formale di uscita dall'Ue fissata per il 29 marzo, convinta di poter convincere i leader Ue a concedere modifiche sul Backstop. Juncker, ha tuttavia ribadito di considerare il backstop un elemento fondamentale dell'intesa. Un concetto confermato pure da Tusk.
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