"In Italia – ha sottolineato Jerusalmi – manca una presenza di investitori strutturali domestici nel mercato azionario. La carenza di investitori domestici, e mi riferisco soprattutto ai fondi pensione, è preoccupante perché fa sì che il mercato italiano sia dominato da investitori esteri. Negli altri mercati sviluppati almeno il 30-35% della partecipazione degli investimenti nelle aziende quotate sono di matrice domestica. Nel caso di Borsa Italiana il 95% degli investimenti sui nostri titoli è fatto da investitori esteri e questo ha la controindicazione che nei momenti di tensione e crisi, questi investitori si comportano tutti allo stesso modo: vendendo i titoli nei loro portafogli, con l'effetto, soprattutto negli ultimi 15 anni, di avere una performance del nostro mercato azionario molto meno brillante di altri mercati a noi vicini". Al contrario – ha aggiunto l'Ad – "non manca la qualità dei nostri imprenditori, come dimostrano anche le operazioni più recenti. Da noi manca un mercato di venture capital e start up, mancano gli investitori del secondo-terzo round che sono i più importanti nella crescita delle società innovative. Investitori che spesso alla fine decidono di vendere ed è un peccato perché così finiscono all'estero possibilità di sviluppo e di occupazione".
Parlando dell'operazione che vedrà Borsa Italiana confluire nel gruppo Euronext Jerusalmi ha affermato che il progetto è "ancora in una fase preliminare. Non c'è stato ancora il closing – ha evidenziato – e aspettiamo il pronunciamento dell'antitrust europea, che non arriverà non prima di gennaio". Sulle prospettive di questo che definisce "un progetto ambizioso" l'Ad osserva che "è presto per dare valutazioni" e anticipa che "sicuramente un obiettivo comune sarà quello di fare il più possibile sinergie di ricavo oltre a quelle sui costi". "Siamo ancora in una fase iniziale nelle nostre interlocuzioni con Euronext e quello che posso dire – ha aggiunto – è che ci sono delle aree dove c'è evidente complementarietà, dove noi portiamo delle eccellenze che Euronext non ha, penso al reddito fisso, e in quelle aree mi aspetto che ci siano delle ovvie opportunità ma è presto. Oggi siamo ancora concentrati sulla separazione da Lse per prepararci a un passaggio di consegne l'anno prossimo. Per adesso le prospettive sono interessanti da un punto di vista concettuale, poi bisognerà vedere mettendole a terra". In riferimento al rapporto con Lse, Jerusalmi ha spiegato che negli ultimi 12 anni ci sono state "fasi di diversa intensità" ma "bene o male siamo riusciti ad avere sempre una tecnologia di alto livello e con pochi problemi, salvo su alcune specificità che sono poi state corrette rapidamente".
Sul fronte Brexit l'ad di Borsa Italiana si è detto pronto a un eventuale "no deal". In caso di una Brexit no-deal – ha assicurato Jerusalmi – "abbiamo già messo a punto tutta una serie di accorgimenti che proteggeranno noi e i nostri clienti nella fase iniziale, nei primi uno o due anni. Ma ovviamente speriamo che poi qualche forma di deal ci sia perché ovviamente le cose potrebbero avere nei prossimi anni qualche complicazione in più".
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