Bonus autonomi, l'assegno aumenta a 1.000 euro: nei sostegni rientrano colf e badanti

Bonus autonomi, l'assegno aumenta a 1.000 euro: nei sostegni rientrano colf e badanti
di Luca Cifoni
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Giovedì 14 Maggio 2020, 07:43 - Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 20:37

Dieci miliardi per il prolungamento della cassa integrazione, quattro e mezzo per le varie indennità a professionisti e lavoratori autonomi.

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Insieme a misure che non hanno una ricaduta finanziaria per lo Stato come la conferma della moratoria sui licenziamenti. Il lavoro e la volontà di preservarlo in questa complicata fase sono al centro anche del decreto rilancio, ma il dosaggio degli interventi cambia, con novità che interessano diverse categorie.

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Commercianti e artigiani ad esempio si vedono confermare il bonus da 600 euro, che percepiranno nelle prossime settimane con procedura quasi automatica, in riferimento però al mese di aprile. Ma per loro, a differenza di professionisti e collaboratori iscritti alla gestione separata dell’Inps, non scatterà la rata da 1.000 euro relativa a maggio, perché per lo stesso periodo in quante piccole imprese avranno diritto al ristoro delle perdite erogato dall’Agenzia delle Entrate, che però non è in cifra fissa ma proporzionale appunto al calo dei ricavi (con una percentuale tra il 10 e il 20 per cento).

 



LA SOGLIA
I 600 euro sono rinnovati per una rata appunto a professionisti, collaboratori e lavoratori stagionali del turismo. Queste categorie per il mese di maggio avranno l’indennità aumentata a 1.000 euro, a condizione però di aver subito nel primo caso una riduzione del reddito di almeno il 33 per cento, negli altri due di aver cessato il rapporto di lavoro. Ai lavoratori agricoli a tempo determinato la seconda rata dell’indennità è ridotta a 500 euro. Relativamente ai mesi di aprile e maggio percepiranno due rate da 600 euro altre categorie che hanno cessato, ridotto o sospeso la propria attività a seguito dell’emergenza coronavirus: si tratta di stagionali in settori diversi dal turismo, lavoratori intermittenti, autonomi senza partita Iva, incaricati di vendite a domicilio.

Ci sono poi i liberi professionisti iscritti agli Ordini: per loro il sussidio era stato erogato direttamente dalle Casse previdenziali di appartenenza a valere su un “Fondo per il reddito di ultima istanza” che ora viene rifinanziato con ulteriori 850 milioni in aggiunta agli originari 300. Anche in questo caso il diritto all’indennità (come già in precedenza) è legato al reddito e alla sua riduzione. Il quadro è completato da due sussidi non previsti in precedenza, quello per i lavoratori domestici e il reddito di emergenza. Nel primo casi si tratta di due rate da 500 euro riservate a colf e badanti con orario superiore a dieci ore settimanali. Restano esclusi coloro che convivono con il datore di lavoro, ma non sono specificati criteri particolari per accertare la riduzione o la sospensione del lavoro. Quanto al reddito di emergenza, le due rate sono da 400 euro (che possono crescere fino a 800 in base alla composizione del nucleo familiare).

Tra le condizioni per godere di questo beneficio, che nelle intenzioni dovrebbe aiutare coloro che non sono stati raggiunti da altre misure, c’è un valore dell’Isee (indicatore di situazione economica equivalente) inferiore a 15 mila euro. Novità anche nel capitolo cassa integrazione, sia ordinaria che in deroga, che nel primo provvedimento governativo era stata finanziata per un periodo massimo di nove settimane. Complessivamente questa durata sarà raddoppiata, ma la fruizione da parte dei lavoratori interessati avverrà a blocchi. Le nove settimane originarie salgono a 14 per il periodo che va dal 23 febbraio al 31 agosto, ma le cinque aggiuntive potranno essere utilizzate solo a condizione che i datori di lavoro abbiano già sfruttato tutte le altre.

Ci sono poi altre quattro settimane disponibili per i mesi di settembre e ottobre. Questa discontinuità potrebbe però comportare dei problemi ad alcune imprese (come ha fatto notare Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia): perché in caso di utilizzo continuo della Cig si arriva più o meno a fine giugno, con un “buco” di due mesi prima della successiva finestra.

Oltre che aggiungere risorse, con il decreto il governo cerca poi di superare le lentezze procedurali che hanno caratterizzato la prima fase. Viene istituito un fondo di garanzia per rendere concretamente possibile l’anticipo da parte delle banche, viene data la possibilità ai datori di lavoro di chiedere il pagamento diretto da parte dell’Inps ma soprattutto si punta a velocizzare l’erogazione della cassa in deroga grazie all’intesa con le Regioni (cui tocca la gestione di questo strumento): i correttivi, che saranno inseriti nel decreto rilancio eventualmente anche durante l’iter parlamentare, puntano a dare un ruolo diretto all’Inps nell’anticipo di una parte degli ammortizzatori.

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